venerdì 19 dicembre 2008

SIGLATA ALLA FARNESINA L'INTESA MAE-RAI/ IL MINISTRO FRATTINI: DA OGGI L’ITALIA CON LA RAI È PIÙ FORTE NEL MONDO

ROMA\ aise\ 17 dicembre 2008 - Oggi il ministero degli Affari Esteri e la Rai "hanno posto le basi per un’importante collaborazione che darà forza e prestigio al sistema Italia". Così il ministro Franco Frattini ha commentato la firma di un Protocollo d’intesa con il direttore generale della Rai, Claudio Cappon, ed il presidente del Consiglio di Amministrazione della NewCo Rai International, Pier Luigi Malesani, con il quale si intende dare continuità e coerenza all’azione di promozione dell’Italia all’estero.
Frattini si è detto "contento che la firma del protocollo di intesa sia avvenuta in questa prima giornata della Conferenza degli Ambasciatori. La rete diplomatica riceve da oggi un ulteriore sostegno ed un incoraggiamento ad essere sempre più proattiva", ha osservato. E, ha aggiunto, "la Rai torna ad interpretare una delle sue principali missioni, quella di essere lo strumento di informazione e promozione dell’immagine e della presenza italiana nel mondo".
Con il protocollo d'intesa ministero e Rai avviano una partnership strategica per definire modalità ed aree di collaborazione per un’innovativa ed efficace presenza televisiva/informativa/formativa sia sul territorio nazionale sia all’estero, con particolare attenzione all’utilizzo delle nuove tecnologie e media digitali.
In particolare, l’intesa prevede una collaborazione tra Rai e Farnesina sul progetto, promosso dalla NewCo Rai International, di realizzazione della web tv "Casa italiana", nonché la distribuzione sulle ulteriori piattaforme digitali ed analogiche nella disponibilità di RAI, di contenuti su determinate aree tematiche.
Tra queste vi è la definizione di piani di comunicazione relativi alle iniziative istituzionali italiane, alla politica estera e alle relazioni internazionali, con particolare attenzione alle aree geografiche e tematiche prioritarie. Ma anche iniziative per le comunità italiane all’estero di informazione e formazione (miranti anche, nei processi di internazionalizzazione delle Regioni italiane, a rafforzare i legami tra queste ultime e gli italiani residenti all’estero), nonché di intrattenimento e culturali, anche contribuendo a far meglio conoscere e rendere accessibili ai cittadini e utenti i servizi offerti dal ministero degli Affari Esteri e dalla sua rete diplomatico-consolare. E ancora la promozione della cultura e della lingua italiana all’estero, con specifica attenzione ai contenuti di eccellenza, tramite l’utilizzo di prodotti televisivi e cinematografici esistenti e la produzione di trasmissioni ad hoc, sia mirate alla valorizzazione del nostro multiforme patrimonio artistico-culturale, che caratterizzate da contenuti promozionali didattici sulla lingua italiana, utilizzando anche tecnologie informatiche, il web e la digitalizzazione.
Tra le aree temtiche prioritarie per il protocollo, ovviamente, anche il sostegno alla "diplomazia economica", intesa come strumento di sostegno al sistema paese attuato attraverso iniziative finalizzate alla promozione economico-commerciale dell’Italia all’estero e all’attrazione degli investimenti stranieri in Italia; nonché la valorizzazione delle iniziative di cooperazione allo sviluppo, componente essenziale dell’azione di politica estera italiana, attraverso attività informative e divulgative finalizzate a promuovere i risvolti umanitari, sociali ed economici di tali interventi.
Infine sono previste informazioni sull’attività di tutela dei connazionali all’estero in situazioni di grave emergenza, con indicazione degli interventi di prevenzione e risposta posti in essere dalla Farnesina e con eventuali indicazioni pratiche in caso di necessità; ed iniziative di formazione in materia di comunicazione in favore del personale della Farnesina. (aise)

VI Conferenza degli Ambasciatori d’Italia, la politica culturale italiana all’estero

FARNESINA

INFORM - N. 247 - 19 dicembre 2008
Il dibattito sul “soft power” costituito dalla cultura italiana all’estero e le conclusioni del segretario generale del Mae, Giampiero Massolo

ROMA – Si discute di politica culturale estera e delle strategie di comunicazione ad essa legate nell’ultima fase dei lavori della VI Conferenza degli Ambasciatori d’Italia, ieri, prima del saluto conclusivo ai delegati del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

Tra gli interventi sul tema, quello del direttore generale per la Promozione e la cooperazione culturale del ministero degli Esteri, Gherardo La Francesca, che insiste sulla necessità di “fare sistema” anche per giungere ad una politica culturale innovativa, che possa incidere con potenza nelle realtà in cui la rete diplomatico-consolare italiana è attiva. “Noi siamo, nello stesso tempo, distributori e comunicatori di cultura – afferma La Francesca – e la comunicazione efficace del nostro patrimonio culturale all’estero ha un’influenza diretta sulle risorse a nostra disposizione”. “Gli sforzi del Mae nel senso di una comunicazione innovativa delle attività culturali coinvolgono sempre più i direttori dei nostri Istituti Italiani di Cultura nel mondo – aggiunge La Francesca – come dimostrano i documenti preparati in occasione della conferenza di questio ultimi, organizzata circa 1 mese fa. Proprio in questa occasione abbiano rilevato l’importanza di coinvolgere i media nella diffusione dei nostri progetti, attraverso modelli comunicativi innovativi, capaci di attirare la loro attenzione”.

L’ambasciatore Giuseppe Moscato (Parigi) sottolinea la complessità del farsi portatori di un’identità culturale, anche rispetto al contesto multiculturale in cui le rappresentanze si trovano ad operare, mentre Giampaolo Scarante (Grecia) rileva che la promozione culturale dell’Italia all’estero è la vera funzione del corpo diplomatico, “perché allinea l’immagine dell’Italia reale con quella presente nel Paese in cui siamo, adeguamento che è decisivo anche per gli operatori economici”. Stefano Stefanini (rappresentante diplomatico dell’Italia presso il Consiglio atlantico) si chiede se non si rischi una spersonalizzazione dell’identità italiana, nel tentativo di scostarsi troppo dagli stereotipi, mentre Gianni Riotta (direttore del Tg1) ricorda che “la sfida si gioca oggi sulla politica globale. L’Italia in questo ambito ha una marcia in più, che è costituita dal suo backgroud culturale, che deve essere convogliato tramite iniziative innovative, capaci di attirare l’attenzione di un pubblico sempre più vasto”.

A concludere questa sessione di lavoro, Giampiero Massolo, segretario generale del Mae. “E’ emersa anche in questo contesto la centralità del ministero – ha detto – a cui spetta il compito di fare la sintesi delle politiche messe in campo dal Paese, non solo sul fronte culturale. Questa sintesi deve essere effettuata lucidamente, bandendo l’idea di un complotto a danno delle risorse a noi destinate, perché è condizionato piuttosto dall’esigenza di fronteggiare un momento di crisi difficile”.

“Nel quadro di una razionalizzazione delle risorse – ha aggiunto Massolo – dobbiamo da un lato ricercare sinergie per giovarci di nuove opportunità di sviluppo e dall’altro vivere il periodo tentando di recuperare efficienza, puntando sull’innovazione. Sono convinto che il Mae sia divenuto in questi anni protagonista di una rivoluzione culturale che ha messo in luce il valore aggiunto del suo ruolo di gestore di rete, di promotore di sistema. Questa consapevolezza deve essere mantenuta e promossa comunicando il positivo di ciò che viene fatto – ha concluso il segretario generale della Farnesina – e non limitandoci solo a considerare le critiche e le situazioni di difficoltà in cui possiamo venire a trovarci”. (Viviana Pansa – Inform)

martedì 25 novembre 2008

LA FARNESINA SI APRE AL MONDO

Politica estera. Si chiudono alcuni uffici europei per puntare su nuove rappresentanze e consolati nei Paesi emergenti

Timori per tagli (definiti temporanei) della Finanziaria ai fondi del dicastero

Il Sole 24ore, 24 novembre 2008
PAGINA A CURA DI Carlo Marroni
Marzo 1931: il Regno d'Italia ottiene a Londra l'usufrutto per 200 anni sul bel palazzotto settecentesco al numero 4 di Grosvenor Square, da allora sede della nostra ambasciata. Un record, battuto dalla rappresentanza presso la Santa Sede (palazzo Borromeo a Roma), costruito nel 500 e sede diplomatica dai Patti Lateranensi del 1929, anche se le prime ambasciate aperte dal Regno furono in Argentina, Belgio e Brasile.
Pezzi di storia, con cui da oggi si misura a Chisinau, capitale della Moldova,l'ultima ambasciata aperta. Una scelta decisa un anno fa, quando partì il piano per razionalizzare la rete diplomatica (333 sedi, di cui 122 ambasciate, 10 rappresentanze permanenti presso organizzazioni internazionali, 110 uffici consolari e 90 istituti di cultura, in cui sono impiegate 5.511 persone) che sta ora entrando nella sua fase finale. Un progetto che vedrà il progressivo calo dei consolati nell'Europa occidentale a favore della presenza in Estremo Oriente, Asia centrale e Sud America.
La rete, specie quella consolare, si era infatti sviluppata nel dopoguerra riflettendo soprattutto i grandi flussi migratori italiani, in buona parte attestati nel vecchio Continente. Inoltre la necessità di una razionalizzazione che porti a un calo della spesa globale è stata dettata dalla rigida politica di rilancio, molto severa per il 2009: il taglio per gli Esteri è stato di circa 500 milioni di euro (su un totale di 2,5 miliardi), che andrà pesare per oltre 300 milioni sui fondi alla Cooperazione (tagli considerati transitori anche in vista degli impegni che l'Italia assumerà nella presidenza del G-8), oltre che sulla promozione culturale e l'assistenza degli italiani all'estero.
Per ridurre le spese la Farnesina (la cui "macchina" è guidata dal segretario generale, ambasciatore Giampiero Massolo) ha trasformato alcuni consolati in cancellerie consolari (Atene, Cairo, Madrid e Berna), ne ha soppressi altri (Lipsia, Chambery e Innsbruck) trasferendone le competenze ad altre rappresentanze, oltre a chiudere l'istituto italiano di cultura di Lille. Tutte operazioni che hanno attirato le proteste delle comunità degli italiani, organizzate nei Comites, che fanno pesare (o comunque tentano di farlo) il voto dei loro rappresentanti in Parlamento.
Anche un'ambasciata è stata chiusa, a Windhoek (Namibia), affidandole competenze consolari a Pretoria (Sud Africa): i rapporti diplomatici verranno tenuti direttamente da un rappresentante accreditato da Roma e sarà questo il primo caso di un nuovo modello che potrebbe essere adottato in futuro.
Ci sono poi figure emergenti: l'inviato speciale accreditato formalmente nei Paesi privi di ambasciata e l'inviato con incarichi specifici, diplomatico attivo in un'area (o in un Paese su specifiche materie) senza avere la titolarità dell'accreditamento, esperimento in atto nell'Asia centrale, «ma che potrebbe essere avviato anche nelle aree del Pacifico e dei Caraibi», osserva Carlo Oliva, vice segretario generale del ministero, che delle aperture: a Mosca il consolato è diventato "generale", a Dubai il prossimo 1 ° dicembre sarà aperto il consolato generale (finora c'era solo un'agenzia consolare) e un consolato sempre in dicembre sarà inaugurato a Chennay, la ex Madras, principale città del sud indiano.
E per il 2009? Difficile fare previsioni con questi numeri, ma certo in cima alla lista, appena la situazione politico-nucleare si sarà normalizzata, c'è la Corea del Nord.

sabato 1 novembre 2008

Germania, al via il Festival "Cinema! Italia! Nuovo cinema italiano"

Un tour cinematografico che porterà le migliori produzioni italiane degli ultimi due anni in 4 città tedesche

News ITALIA PRESS, 31 ottobre 2008 - Friburgo - Si rinnova l'appuntamento con il festival itinerante "Cinema! Italia! Nuovo cinema italiano", la kermesse cinematografica dedicata alle migliori pellicole dei registi italiani più affarmati, giunta alla sua 11 esima edizione, in programma in 4 città tedesche, dal 6 novembre al 12 dicembre.

Il Festival - che toccherà le città di Friburgo (6 -12 nov), Karlsruhe (13 -19 nov), Heidelberg (27 nov - 3 dic), Tübingen (4 -12 dic) - è organizzato da Made in Italy in collaborazione con la Kairos Filmverleih ed è promosso dall'Istituto italiano di cultura. L'iniziativa si pone l'obiettivo di avvicinare il pubblico tedesco al cinema d'autore italiano, attraverso la proiezione di 7 film recenti con sottotitoli in tedesco, alcuni dei migliori film italiani degli ultimi due anni.

Sarà premiato inoltre il film preferito dal pubblico, che otterrà un contratto di distribuzione in Germania. L'anno scorso è stato premiato "La Terra" di Sergio Rubini.

Quest'anno la tournée, come in passato, sarà curata da Sabine Matthiesen.

Una notizia poco piacevole riguarda tuttavia la tappa prevista a Stoccarda, che quest'anno, a causa del fallimento del Kommunales Kino, non potrà avere luogo.

Il Kommunales Kino di Pforzheim ha reagito prontamente ed ha colto l'occasione di ospitare la manifestazione nella sua sala.

In programma: Notturno Bus - regia Davide Marengo; Lascia perdere, Johnny! - regia: Fabrizio Bentivoglio; La giusta distanza - regia: Carlo Mazzacurati; Il vento fa il suo giro -regia: Giorgio Diritti; Centochiodi - regia: Ermanno Olmi; Valzer - regia: Salvatore Maira; L'orchestra di Piazza Vittorio - regia: Agostino Ferrente.

martedì 21 ottobre 2008

Alessandro Masi, segretario generale della Dante Alighieri, accusa la Commissione Ue di penalizzare la lingua

«Italiano, una Cenerentola bistrattata dall'Europa»
di Giulia Ziino

Corriere della Sera, 21 ottobre 2008
Una Cenerentola, da cinquant'anni esatti. È la sorte della lingua italiana, «al quinto posto nel mondo tra quelle più studiate, lingua del-l'arte, della musica, del design, ma bistrattata proprio dove si prendono le decisioni più importanti: nel cuore dell'Europa, alla Commissione Ue».
A parlare è Alessandro Masi, segretario generale della Società Dante Alighieri, a Bruxelles per le iniziative legate all'ottava Settimana della lingua italiana nel mondo che si è aperta ieri e andrà avanti fino al 26 ottobre. Sette giorni di eventi, incontri, mostre, un sito internet (www.italianoinpiazza.alinari.it) con oltre duemila foto storiche sulle piazze d'Italia provenienti dall'archivio Alinari, 114 Paesi coinvolti, scuole, università, ambasciate, consolati e Istituti di cultura mobilitati. Uno spiegamento annuale di forze organizzato dal ministero degli Esteri con l'Accademia della Crusca e che si avvale della partecipazione anche della Società Dante Alighieri. Un'occasione per diffondere la conoscenza dell'italiano nel mondo, ma «al di là dei trionfalismi, anche per riflettere», come precisa Masi. Il tema di quest'anno — «Gli italiani in piazza » — non gli piace tanto, confessa, ma è efficace: «La piazza è luogo fisico in cui la nostra lingua si è andata evolvendo e insieme luogo metaforico dove rendere pubblici i problemi».
Uno in particolare, quello che impegna da anni la Società Dante Alighieri (423 sedi nel mondo) in una battaglia ancora aperta: «Il regolamento del 1958, ribadito nel 2008, lo dice chiaramente — spiega il segretario generale —: l'italiano deve godere in Commissione europea di uno status pari a quello delle altre lingue. Ma questa parità non si è mai realizzata. Anzi, oggi nelle istituzioni Ue si va consolidando sempre di più un trilinguismo strisciante inglese-francese-tedesco, con lo spagnolo che si fa strada come quarta opzione». E l'italiano? «Quasi non è rappresentato. Eppure siamo una lingua diffusa fino in Slovenia. Ma al di là del numero dei parlanti qui si tratta di una questione strettamente normativa». Insomma, l'Ue avrebbe disatteso il suo stesso statuto: «Il nostro presidente Bruno Bottai ha posto la questione anche al Mediatore europeo ma ancora non abbiamo avuto riscontri effettivi alle nostre richieste se non la promessa di aggiungere al sito internet della Commissione una decina di pagine in italiano». Un po' poco, secondo Masi, che rivendica per la lingua di Dante una maggiore voce in capitolo. La responsabilità, aggiunge, non è solo delle istituzioni Ue ma anche di quelle di casa nostra a cui chiede maggiori contributi: «Prendiamo esempio dagli spagnoli innovando e allargando i mercati. Perché investire nella lingua è investire nell'economia ». Cultura sì, dunque, ma non solo: «È emozionante ascoltare l'opera italiana a Petra per ricordare Pavarotti o la nostra musica alle radio dei Balcani ma è necessario fare di più, rendendo magari anche la lirica più pop. Osip Maldestam diceva che parlare in italiano modifica il corpo rendendolo uno strumento musicale: siamo la lingua di Dante, della cultura più alta ma oggi quello che serve è non lagnarci all'italiana e rimboccarci le maniche».

giovedì 16 ottobre 2008

L’INCONTRO CON LA SCRITTRICE SIMONETTA AGNELLO HORNBY APRE AD OSLO LA SETTIMANA DELLA LINGUA ITALIANA NEL MONDO

OSLO\ aise\16 ottobre 2008 - La scrittrice Simonetta Agnello Hornby darà il via alla serie di iniziative organizzate dall’Istituto Italiano di Cultura di Oslo nell’ambito dell’ottava edizione della Settimana della Lingua italiana nel Mondo.
Grazie alla collaborazione con la casa editrice Pax Forlag, la scrittrice incontrerà il pubblico di Oslo lunedì, 20 ottobre, presso la nuova Casa della Letteratura di Oslo, prestigiosa istituzione inaugurata nell’autunno 2007. L’incontro sarà condotto dal noto editorialista Simen Ekern del quotidiano Dagbladet di Oslo, che intervisterà la scrittrice relazionandosi ai suoi lavori editoriali, tra i quali, i due volumi usciti in Norvegia: "La Mennulara" (Mandelplukkersken, 2005, Pax Forlag, traduzione a cura di Tommy Watz) e la recente traduzione di "La zia marchesa" (Arvetanten, 2008, Pax Forlag, traduzione a cura di Tommy Watz).
Durante la sua visita in Norvegia Simonetta Agnello Hornby incontrerà inoltre gli studenti delle due principali Università della Norvegia, l’Università di Oslo e l’Università di Bergen, tenendo una conferenza rispettivamente dal titolo "Il mestiere di scrittore" e "Il sorprendente sviluppo della letteratura siciliana dopo l'unificazione. La genesi dei romanzi "La Mennullara" "La zia marchesa"".
Simonetta Agnello Hornby è nata a Palermo nel 1945. Avvocato minorile e giudice, ha concluso gli studi giuridici in Inghilterra, dove risiede dal 1972. Attualmente è presidente del Tribunale di Special Educational Needs and Disability di Londra. Lo studio legale da lei fondato nel quartiere londinese di Brixton si occupa principalmente della comunità di colore e di quella mussulmana.
Accanto all’attività legale, Simonetta Agnello Hornby ha scritto 3 romanzi di successo ambientati in Sicilia e pubblicati da Feltrinelli. Il primo di questi, "La Mennulara" (2002), che racconta la vita di una raccoglitrice di mandorle in Sicilia, si è rivelato un bestseller tradotto in 12 lingue, vincitore di numerosi premi come il "Premio Letterario Forte Village" (2003), il "Premio Stresa di Narrativa", "Alassio 100 libri" ed il "Premio Casino de Santiago"; è stato inoltre finalista ai premi "Marisa Rusconi" e "dei Lettori".
Nel 2004 esce "La zia marchesa", che racconta la storia di Costanza Safamita, unica erede di una nobile famiglia siciliana, ed in seguito "Boccamurata" (2007), romanzo che chiude la trilogia e che narra le vicende di Tito sulle tracce della propria vera madre. (aise)

mercoledì 24 settembre 2008

Claudia Cardinale ospite d’onore ad Oslo

L'attrice italiana sarà nella capitale norvegese il prossimo 1 ottobre, nell'ambito della rassegna cinematografica su Luchino Visconti organizzata dal locale IIC e dall'Ambasciata d'Italia

Italplanet.it, 23 settembre 2008
Molto atteso dal pubblico di Oslo l'arrivo dell'attrice Claudia Cardinale che sarà ospite d'onore alla proiezione del film "Il Gattopardo" previsto per mercoledì 1 ottobre presso la prestigiosa sala della Cineteca Nazionale di Oslo.

L'evento si inserisce nel fitto calendario della rassegna cinematografica su "Luchino Visconti" organizzata dall'Istituto Italiano di Cultura e dall'Ambasciata d'Italia ad Oslo, in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri, Cinecittà Holding e Norwegian Film Institut di Oslo. Oltre al "Gattopardo" il calendario prevede nei suoi ben due mesi di rassegna (dal 3 settembre al 31 ottobre 2008) la proiezione di grandi capolavori del regista, considerati pietre miliari della storia del cinema, non solo italiano ma internazionale.

La presenza di Claudia Cardinale vuole quindi incoronare questa importante iniziativa, che nasce per dare testimonianza al pubblico norvegese dell'intramontabile fascino che ha sempre contraddistinto il maestro del Neorealismo italiano già, tra l'altro, conosciuto ed amato nel mondo scandinavo. L'omaggio che Claudia Cardinale ha voluto così concedere alla capitale norvegese sarà accolto con grande entusiasmo dal pubblico locale che, numeroso, attende con grande gioia di poter conoscere più da vicino una delle grandi protagoniste del cinema italiano che concederà in apertura di serata un'intervista condotta dal noto traduttore ed esperto di cinema italiano, Jon Rognlien.

domenica 14 settembre 2008

"TRA COSMÈ TURA E FRANCESCO DEL COSSA": A COPENAGHEN FERRARA ALL'EPOCA DI BORSO D'ESTE" IN UNA CONFERENZA DELLA DANTE

COPENAGHEN\ aise\ 12 settembre 2008 - Settembre è un mese ricco di attività per la Dante Alighieri di Copenaghen, che, in collaborazione con l'Istituto Italiano di Cultura danese, ha organizzato la conferenza "Tra Cosmè Tura e Francesco del Cossa. L’arte al tempo di Borso d’Este".
L’evento, che si terrà martedì prossimo, 16 settembre, a partire dalle ore 19.00, presso l’Auditorium dell’Istituto Italiano di Cultura, consentirà virtualmente di trasferirsi nella città rinascimentale di Ferrara all'epoca di Borso d'Este. E questo in compagnia di Luisa Carrà Borgatti, laureata in lettere antiche all’Università degli Studi di Bologna e già docente di italiano, latino e storia e preside in alcuni licei di Ferrara, dove dal 1983 è presidente del locale comitato della Dante Alighieri. Le iniziative da lei intraprese in Italia e all’estero sono state e sono innumerevoli.
"Borso era un raffinato uomo di corte e nei vent’anni del suo ducato garantì un periodo di pace e di prosperità rendendo la città un esempio per le piccole signorie limitrofe", ricorda Lucia Rota Andersen, che presiede la Dante fdi Copenaghen. Ludovico Ariosto nell’Orlando Furioso così scrisse: "di questo signor splendido ogni intento sarà che il popul suo viva contento". E Papa Pio II Piccolomini: "non si mostrò mai in pubblico senza essere adorno di gioielli". "È senz’altro un giudizio eccessivo se si pensa alle imprese politiche e culturali promosse dal duca", aggiunge la Rota Andersen.
"L’eta di Borso", prosegue, "fu una sorta di età dell’oro per la città. Le arti figurative fiorirono e ne abbiamo una chiara dimostrazione nel Palazzo dei Diamanti e in Palazzo Schifanoia, che sono stati cornici di una splendida mostra nel 2007. La decorazione del Salone dei Mesi a Palazzo Schifanoia presenta uno dei cicli decorativi più importanti del Rinascimento. Vi emergono le personalità di Francesco del Cossa e quella di Ercole de Roberti che hanno eleborato una suggestiva traduzione visiva della vita di corte, delle ambizioni politiche del duca, dell’interesse astrologico della società del tempo".
Al termine della conferenza, un concerto di musica rinascimentale de "Le donne di Ferrara" darà agli ospiti dell’Istituto l’illusione di essere alla corte estense e ascoltare ballate e madrigali di quei tempi. (aise)

IL SONDAGGIO DELLA SOCIETÀ DANTE ALIGHIERI "IRRITA" GLI INGLESI E IL SEGRETARIO GENERALE MASI RISPONDE

ROMA\ aise\ 12 settembre 2008 - Il Telegraph e la BBC, commentando gli esiti del sondaggio pubblicato dalla Società Dante Alighieri (www.ladante.it) sulle parole straniere meno amate dagli italiani, si lasciano andare a considerazioni ironiche sull’inutile tentativo di arginare il fenomeno dell’inserimento gratuito di termini stranieri nella lingua di Dante. Il segretario generale della Dante Alighieri, Alessandro Masi, ha replicato con una lettera aperta intitolata "Non strappateci la lingua. Gli inglesismi non piacciono agli italiani. E Londra si offende", pubblicata in data odierna sul quotidiano "Italia Oggi".
Per consultare gli articoli delle due testate britanniche è possibile visitare i siti Internet www.news.bbc.co.uk e www.telegraph.co.uk.
Quanto alla lettera aperta di Masi, disponibile sul sito Internet www.italiaoggi.it, ne riportiamo di seguito il testo integrale.
"Gli italiani perdono le guerre come se fossero partite di calcio e le partite di calcio come se fossero guerre, disse il grande statista inglese Winston Churchill a proposito del nostro particolare modo di affrontare le grandi o piccole sfide della vita.
Purtroppo i tempi cambiano e certe morali invecchiano ed è così che, con grande sorpresa, le autorevoli testate inglesi del Telegraph e della BBC smentiscono la proverbiale flemma, dimostrando di aver mal digerito gli esiti di un sondaggio messo in rete sil sito www.ladante.it. Il sondaggio, utile strumento di lavoro cui il portale della società Dante Alighieri si serve per tastare il polso e la vitalità della lingua e della cultura italiane all’estero, aveva come scopo quello di comprendere quali fossero le parole inglesi più inopportune entrate nell’uso comune della lingua di Dante. Del resto, cosa vi è di più democratico di un sondaggio che garantisca l’anonimato e che rispetti profondamente la volontà di chi vi partecipa?
I risultati che sono emersi e che i giornalisti di Sua Maestà hanno commentato con molta ironia sono rispettivamente nell’ordine: la parola "weekend" al primo posto con un indice di s-gradimento pari al’11% seguita da "ok" al 10%, "welfare" all’8%, "briefing" al 6%, "mission" al 4% e pari merito al 3% "location", "bookshop", "devolution" e a seguire "know-how", "privacy", "shopping", "cool", "question time" e infine, stranamente, l’intraducibile "shampoo".
Insomma con questo voto gli italiani non hanno demonizzato in toto l’uso acquisito di alcuni anglicismi ormai entrati quasi nella norma, quanto hanno dichiarato di non essere più disposti a sopportare conversazioni farcite da parole inutili e superflue. Del resto si tratta per lo più di termini di cui la lingua di Dante farebbe volentieri a meno e che vengono usati soprattutto da chi non conosce e non rispetta la lingua di Shakespeare, finendo spesso per storpiare l’essenziale suono delle parole inglesi. Non a caso il linguista Tullio De Mauro ha coniato il termine "globish" per indicare la nascita di un nuovo idioma che è una sorta di terribile incrocio genetico nato tra l’inglese e le lingue nazionali con le quali si accoppia.
Una mostruosità che va a totale deperimento della purezza e dell’armonia del suono originale e del fluido "english" della City o di chi alloggia al numero 10 di Downing Street a Londra. Ma questo è il prezzo che paga una lingua franca, ossia una lingua a cui tutti noi accreditiamo un valore universale e spendibile in ogni luogo, dall’aeroporto dove atterriamo per le vacanze alla banca estera dove operiamo finanziariamente.
In verita, più il Telegraph che la BBC ha ironizzato sui dati emersi dalla volontà popolare del sondaggio, facendo leva sui luoghi comuni della nostra identità e sulla inutile battaglia contro l’imperante lingua anglosassone.
Più interessante è leggere le riflessioni dei giornalisti della BBC, che tentano di indagare le ragioni per cui noi italiani chiediamo più rispetto della nostra lingua a noi stessi e una maggiore considerazione in campo internazionale, soprattutto in quella casa comune che è l’Unione Europea, divisa in tanti idiomi come una babelica torre.
Dietro questo argomento, che si va facendo sempre più caldo via via che il nocciolo delle lingue parlate a Bruxelles si restringe, vi è una mal posta questione che andrebbe scomposta analiticamente tra l’uso di una lingua di lavoro e la conoscenza articolata e plurilinguistica di diversi idiomi: nel primo caso non vi è bisogno che l’Europa deliberi, in quanto è già tutto scritto nei regolamenti e nei testi legislativi che vanno però rispettati; nel secondo si tratta dello studio e della conoscenza di una o più lingue straniere per la qual cosa non vi è sondaggio o altro che possa vederci contrari.
Gli italiani dimostrano pertanto di amare la loro lingua, che è una lingua di cultura e che sarà molto utile anche durante i fine settimana!". (aise)

venerdì 12 settembre 2008

La diplomazia culturale

di Alberto Bevilacqua

Corriere della Sera, 12 settembre 2008
Tutti concordi sull'opportunità di una legge di riforma degli Istituti italiani di cultura. Ma un avvertimento s'impone. La legge 401 voluta, nel 1990, da Gianni De Michelis appare inidonea ad affrontare le nuove sfide di fronte alle quali l'Italia si pone in campo internazionale. Acquista perciò significato sempre più rilevante il ruolo della nostra diplomazia culturale. La legge De Michelis provvide alla nomina politica di dieci personalità di chiara fama alla direzione di istituti culturali. La recente proposta di legge, a firma dell'onorevole Narducci, porta il numero dei «chiara fama» da dieci a venti. Ciò viene incontro alle esigenze politiche, si capisce. Ma genera una forte demotivazione negli operatori culturali: oltre a essere privati di altre dieci sedi, essi vedono svilito il loro ruolo, compromessa la loro professionalità. L'operato dei direttori di chiara fama non è stato sempre felice, considerato che la loro estrazione è quasi sempre di carattere specialistico. Non sarebbe dunque il caso di conferire ai «chiara fama» incarichi non direzionali, bensì di «esperti» con funzioni di appoggio? Direttori non si nasce, si diventa sul campo.

venerdì 22 agosto 2008

"PATTERNS OF IDENTITY": LA MOSTRA DELL’ITALIANA LOSI AD OSLO GRAZIE ALL’ISTITUTO ITALIANO DI CULTURA

OSLO\ aise\ 22 agosto 2008 - Al Museo Stenersen di Oslo dal 28 agosto al 5 ottobre 2008 si terrà la mostra "Patterns of Identity", dell’artista italiana Claudia Losi. L’esposizione è organizzata dal Museo Stenersen di Oslo in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Oslo.
La mostra "Patterns of Identity" è la prima personale in Norvegia della celebre artista italiana contemporanea. I lavori della Losi sono spesso delle riflessioni sul tempo e sul luogo: il suo costante interesse per la natura è il filo rosso di congiunzione.
La combinazione di un forte contenuto concettuale e il peso dell’opera artigianale hanno generato un’ampia gamma di lavori che fanno riflettere e che sono visivamente stimolanti. Claudia Losi si esprime in molti modi diversi, dal video e fotografia alle sculture, installazioni, cucito e ricamo. Il suo uso particolare dei tessuti si arricchisce di metafore e di storie diverse tra loro.
I suoi lavori esprimono l'universale ed il personale, le diversità culturali, le tradizioni e l'identità.
Nata a Piacenza nel 1971, la Losi ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Bologna e presso la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere, sempre a Bologna. Partecipa a workshops in Italia e trascorre periodi di studio all’estero.
Vive e lavora a Piacenza. La sua ricerca si focalizza sul rapporto dell’uomo e l’ambiente che lo circonda e sulle relazioni tra l’individuo e la collettività.
Le sue "personali" sono state esposte in Italia, in Ecuador, in Germania, in Spagna, all’Istituto Italiano di Cultura di Washington, e in Svezia. (aise)

domenica 10 agosto 2008

Denigrarsi, vizio italiano

Il gusto di criticare per sentirsi differenti e assolvere se stessi: quando il rifiuto sfocia nel masochismo diffuso e compiaciuto
di Claudio Magris

Corriere della Sera, 10 agosto 2008
Una forma di autolesionismo è costituita dal disprezzo indiscriminato nei confronti dell'università italiana, proclamato da professori universitari italiani, soddisfatti di svilirla a paragone di istituzioni accademiche di altri Paesi e specialmente degli Stati Uniti. Indubbiamente una dura critica all'attuale università italiana è più che giustificata dalla sua degradazione avvenuta negli ultimi lustri ad opera dei governi e ministeri di centrodestra e centrosinistra, caso raro di politica bipartisan. Ad esempio il volume
Tre più due uguale a zero (Garzanti), cui ho collaborato anch'io, è una denuncia senza sconti dei disastri provocati da contraddittorie e paradossalmente complementari riforme, col loro pasticcio di demagogia sociologizzante, mercato applicato fuori luogo e smania di imitare modelli di altri Paesi senza creare le premesse per farli funzionare.
Ragioni di critica, dunque, l'università italiana ne offre anche a chi non è nazionalmente masochista. Ma è sempre il tono che fa la musica e troppo spesso il tono col quale vengono formulati giudizi anche giustamente aspri è un tono supponente. C'è chi — magari per aver avuto occasione di insegnare all'estero, cosa che accade a molti di noi nel nostro mestiere di docenti, quasi come il sigaro e la croce di cavaliere che Vittorio Emanuele II non negava a nessun galantuomo — si sente immune da quelle pecche, estraneo a quelle difficoltà e a quei mali che dovrebbe sentire come propri. Siamo sempre partecipi e in parte pure responsabili dei mali del nostro Paese; ognuno di noi dovrebbe sentirsi operaio della vigna — di quella vigna che per ognuno di noi è il nostro Paese — e non altezzoso turista o visiting professor (talora c'è poca differenza) che fa lo schizzinoso davanti a quel vino. Ciò vale in ogni campo: ad esempio pure il tono di arida superiorità col quale alcuni muovono critiche all'attuale governo — critiche che esso merita e che condivido con passione — le rende sterili ed inefficaci. Chi, come me, considera una sventura il risultato delle ultime elezioni, non può guardare con sufficienza chi ha votato per gli attuali imbarazzanti vincitori, ma deve chiedersi perché non ha saputo convincere altri a votare altrimenti.
Un aspetto comico dell'autodenigrazione accademica riguarda l'infatuazione per le università americane; comico perché sembra un remake dei film in cui Alberto Sordi si sforza di mangiare hamburger invece degli amati spaghetti. Pure questa ammirazione è fondata, perché i risultati mondiali della ricerca coltivata nelle università statunitensi sono sotto gli occhi di tutti. Ma chi ha un minimo di esperienza accademica negli Stati Uniti sa che, anche in quel grande Paese, c'è una bella differenza fra i cosiddetti centri di eccellenza e le università di medio livello e che la cultura di un Paese è data dal suo livello medio. E può capitare che in un prestigioso college come il Bard College, in cui insegnò Hannah Arendt, su trentanove studenti di un corso ci sia solo uno il quale sappia chi era il maresciallo Tito e più della metà ignori quale sia la capitale della Polonia, cosa che non succedeva al mio liceo triestino.
Altro luogo comune mitizzato e sbattuto in faccia ai poveri provinciali italiani è il giudizio di valore identificato con il numero di citazioni che un autore o una ricerca ottengono nelle riviste scientifiche considerate di maggior prestigio. Pure in tal caso, una constatazione ovvia (Einstein è naturalmente stracitato) scade a banale stereotipo se viene proposta come una verità assoluta. Anzitutto è patetico supporre che le riviste top siano sacrari di purezza immuni da quei rapporti personali, da quelle casualità e coincidenze che vengono ad incidere nella selezione dei valori. Inoltre, a tutti noi è capitato di leggere (anche di scrivere) decorose banalità in riviste top e di leggere, in riviste di modesta fama, contributi notevolissimi, che ci hanno aperto nuove prospettive.
Analogamente, pure nei templi del sapere si trovano grandi scienziati e pomposi retori, così come in tante università o dipartimenti che non salgono agli onori dei media si trovano mezze calzette e studiosi e docenti di prim'ordine il cui lavoro, pur non collocato sotto i riflettori, fa progredire il Paese più dei Soloni che trinciano giudizi generici e quindi per definizione ascientifici. Ogni critica deve essere analitica, articolata, differenziata, anche se ciò è ostico all'urgenza mediatica che ha bisogno di formule totalizzanti e sempliciste. Allo stesso modo, ogni tanto si parla degli Istituti di Cultura in modo indiscriminato, ora tutti eccellenti ora tutti scadenti. Pure in questo caso, chi ne ha conoscenza concreta sa bene che la situazione è diversa da caso a caso e merita giudizi differenziati; per citare qualche esempio recente di esperienza negli Stati Uniti, l'Istituto di Los Angeles come qualche tempo fa quelli di Washington o San Francisco mi ha dato un'impressione di reale creatività e ovviamente si potrebbero citare anche casi opposti in varie parti del globo.Il numero di citazioni contribuisce a procurare maggiori finanziamenti alle Istituzioni citate. Questo criterio, ora divenuto Vangelo, può assumere aspetti ridicoli. Mi è capitato, come a tanti miei colleghi, di essere invitato a tenere lezioni o corsi presso alcune Istituzioni di grande fama e pensavo, ovviamente, che fosse semmai il mio cosiddetto prestigio a venire accresciuto da quegli inviti. Ma due volte — negli Stati Uniti e in Olanda — al momento del congedo i presidenti di quelle Istituzioni mi chiesero di nominarle sui giornali ogniqualvolta ne avessi avuto l'occasione, perché, aumentando così il numero delle volte in cui compariva il loro nome, avrei contribuito ad incrementare i loro finanziamenti. È stato inebriante scoprirsi fonte seppur modesta di finanziamento di gloriosi Centri di Ricerca. Per non cedere a questa tentazione di volontà di potenza, mi sembra giusto mortificarmi e non fare quei nomi.

giovedì 7 agosto 2008

IL TEATRO DUE MONDI PER LA PRIMA VOLTA IN FINLANDIA GRAZIE ALL’IIC DI HELSINKI

HELSINKI\ aise\ 6 agosto 2008 - Il Teatro Due Mondi sarà ospite del festival Linnotuksen Yö (Notte al Castello) di Lappeenranta, località finalndese ai confini sudorientali con la Russia, dall’8 al 9 agosto con un workshop e con lo spettacolo di strada Fiesta, scritto e diretto da Alberto Grilli. Ad annunciarlo è l’Istituto Italiano di Cultura di Helsinki, cui si deve l’organizzazione della manifestazione, insieme al Comune di Lappenranta.
Fiesta è uno spettacolo ispirato alle atmosfere di un Carnevale sudamericano: trampolieri con maschere di cartapesta, costumi dai mille colori, rulli di tamburi e acrobazie daranno vita ad una festa che si snoderà per le vie cittadine coinvolgendo e travolgendo il pubblico.
Il Teatro Due Mondi, che è stato fondato nel 1979, ha consolidato un lunga esperienza nella realizzazione di spettacoli di strada, teatro per bambini e teatro di prosa. Nella propria sede di Faenza il gruppo organizza regolarmente corsi, seminari, convegni e spettacoli. (aise)

EL DIRECTOR DEL ICC DE LIMA DESTACA ACTIVIDAD CULTURAL

Por GLORIA GRANDA G.
(ANSA) LIMA, 1 AGO 2008 - El director del Instituto Italiano de Cultura en Lima (IIC), Renato Poma, declaró a ANSA que la presencia italiana en Perú se revitaliza permanentemente a través -entre otras actividades- de los eventos culturales que promueve su institución y afirmó estar sorprendido gratamente por la "interesante" movida cultural en el país andino, especialmente en la capital peruana.

"Estoy sorprendido. En Lima se trabaja mucho por la cultura, en municipalidades, en centros culturales, con la promoción de privados", dijo Poma, al afirmar que "Italia participa en la movida cultural en Perú, a través de la difusión de su cultura".

"Italia cree que la difusión de su cultura es parte de su política exterior", afirmó Poma, agregado cultural de la embajada italiana en Perú, quien en el pasado trabajó, entre otros países sudamericanos, en Argentina y Brasil.

Poma informó sobre los numerosos eventos culturales organizados por el IIC para la segunda mitad del año en Perú, donde -opinó- "hay mucha simpatía hacia los italianos", tras recordar que la comunidad italiana está muy arraigada en el país andino.

En el plano literario, el IIC presentará la Semana de la Lengua Italiana, en la última semana de octubre, en la que participará el narrador y docente italiano
Giuseppe Antonelli.

Poma destacó la participación de Italia en la 13ª Feria Internacional del Libro de Lima (FIL Lima 2008), a través de la presentación del editorialista Marcello Veneziani, quien ofreció la conferencia "La revolución de mayo del '68: 40 años después".

Además, del sociólogo y político argelino naturalizado italiano Khaled Fouad Allam, quien intervino con la conferencia "De la sociedad Mono Cultural a la sociedad Multicultural: perspectivas". Sobre Arte, Poma expresó su satisfacción por el impacto que tuvo este año en Perú la exhibición de 100 obras de los más grandes artistas contemporáneos italianos (1950-1980), de la colección de arte moderno Farnesina, de la cancillería italiana.

Poma anunció que en octubre se presentará en Lima la exposición retrospectiva de Mimmo Paladino, una de las figuras más prominentes de la transvanguardia italiana.

En un intento por reforzar la difusión cultural en otras ciudades peruanas, Poma dijo que ha tenido muy buena acogida en la ciudad de Chiclayo, norte de Perú, la exposición "Pompeya y la Villa de los misterios", conformada por 38 reproducciones que representan la historia de una villa Patricia de Pompeya, ciudad de la antigua Roma, que fue totalmente destruida por la violenta erupción del volcán Vesubio.

La exposición en esa ciudad fue posible al apoyo de la asociación de Italianos en la región de Lambayeque, actividad que se repetirá en otras ciudades del norte peruano, con la colaboración de los consulados locales.

En el terreno de la difusión de la música italiana, Poma elogió el debut internacional del tenor peruano Juan Diego Flórez como el seductor duque de
Mantua en la ópera "Rigoletto", de Giuseppe Verdi, en el Teatro Municipal del Callao "Alejandro Granda", lo que fue posible por el trabajo conjunto del gobierno de la región del Callao, la Asociación Cultural Romanza y la Asociación Amigos Peruanos de la Ópera.

Uno de los grandes objetivos de su labor frente al IIC, destacó Poma, es presentar el próximo año en Lima cinco películas recientes del cine italiano, con apoyo de la RAI, para lo cual viene trabajando en las coordinaciones respectivas.

"Queremos que en Perú se ponga atención en el nuevo cine italiano", declaró Poma, al ser consultado sobre las exhibiciones de películas de los grandes directores italianos y mesas redondas que se realizan, en universidades peruanas y centros culturales, sobre el séptimo arte italiano y su evolución.

Finalmente, anunció, entre otros eventos, la presentación en noviembre, en el Circolo Sportivo de Lima, de la Muestra fotográfica con trabajos de mujeres italianas que, por diversas razones, residen fuera de su país.

sabato 2 agosto 2008

V CENTENARIO DELLA NASCITA DI ANDREA PALLADIO: PRESENTATE LE INIZIATIVE 2008-2009 DEDICATE AL GRANDE ARCHITETTO

VICENZA\ aise\ 1 ottobre 2008 - Il Comitato nazionale per le celebrazioni del Quinto centenario della nascita di Andrea Palladio, presieduto da Amalia Sartori ha fatto il punto sulla grande mostra che aprirà il 20 settembre 2008 a Palazzo Barbaran da Porto a Vicenza, "Palladio", l'evento delle celebrazioni per il V centenario della nascita dedicata al grande architetto, e sugli altri interventi in corso, in un incontro in cui ha presentato anche il calendario delle iniziative che, in Italia e all'estero, ricorderanno Palladio in questi mesi del 2008 e nel 2009.
All'incontro erano presenti Ugo Soragni, direttore regionale per i Beni Culturali, con i Soprintendenti veneti, Franco Miracco, portavoce del Presidente della Regione Veneto, Dino Secco, vicepresidente della Provincia di Vicenza, Laura Negri, Assessore alla cultura della Provincia di Rovigo, Matteo Quero, assessore alla cultura del Comune di Vicenza e numerosi rappresentanti di Istituzioni culturali venete, da Fernando Bandini a Paola Marini e esperti palladianisti come Franco Barbieri.
La Presidente Sartori ha ripercorso per sommi capi le numerose iniziative già realizzate in Veneto a partire dal fortunato Week-end Andrea Palladio che il 30 novembre dello scorso anno ha dato il via al "conto alla rovescia" ad un anno esatto dal quinto centenario della nascita di Palladio che sarà celebrato il 30 novembre 2008. Sono state ricordati la presentazione al Parlamento Europeo di Bruxelles del febbraio 2008, il Simposio del Cinquecentenario, veri "stati generali" degli studi palladiani con ben settantadue studiosi da tutto il mondo (5-10 maggio); le iniziative nelle città di Padova e Feltre e nelle ville Barbaro a Maser, Emo a Fanzolo, Badoer a Fratta, Poiana a Poiana maggiore e, nel Vicentino, dei "Concerti in villa" che l'Amministrazione Provinciale ha voluto avessero luogo nell'edizione 2008 in ville e siti palladiani. Accanto ad esse sono state presentate le numerose emissioni che la Zecca dello Stato, Stato della Città del Vaticano, Poste Italiane, la Repubblica di San Marino, il Sovrano Ordine di Malta e Telecom Italia hanno dedicato al Palladio, con monete, francobolli e schede telefoniche .
Il Comitato Nazionale ha deliberato il programma di attività per le Celebrazioni palladiane che si concluderanno il 30 novembre 2009, alla scadenza del "primo anno di vita" del grande architetto. Perno delle Celebrazioni è la grande mostra del Cinquecentenario che si terrà a Vicenza, in palazzo Barbaran da Porto, dal 20 settembre prossimo al 6 gennaio 2009. Su proposta del direttore regionale Soragni, il Comitato Nazionale ha approvato il progetto di mostra, realizzata dal Ministero per i beni e le Attività Culturali, sui restauri degli edifici palladiani da tenersi a Venezia nella primavera del 2009, dove è prevista anche una mostra su "Palladio e Venezia" al Museo Correr. Non mancheranno appuntamenti internazionali, fra cui una giornata palladiana a New York (Istituto Italiano di Cultura e Columbia University, 14 novembre) a Tokyo e Kyoto (Istituto Italiano di Cultura e Kyoto University of Art, 20 e 21 ottobre), una mostra fotografica presso gli Istituti Italiani di Lima (settembre 2008) e Marsiglia (Novembre 2008).
Particolare gradimento hanno riscosso i "segni" contemporanei che due artisti veneti, Elio Armano e Alessio Tasca, collocheranno in due luoghi simbolo della memoria palladiana: via Tiso da Camposampiero a Padova, lungo il corso d'acqua che vide l'infanzia del giovane Andrea di Pietro destinato a diventare Palladio, e lo spazio antistante villa Godi Malinverni a Lugo (VI), prima opera architettonica del grande progettista.
"Sono particolarmente soddisfatta - ha concluso Amalia Sartori, presidente del Comitato Nazionale - nel constatare quanto sia vivo l'entusiasmo per il Centenario palladiano, a livello veneto, nazionale e internazionale è vivissimo. Sono certa la grande mostra di settembre saprà accendere l'orgoglio dei vicentini per il nostro grande concittadino che ha reso Vicenza unica, e ammirata in tutto il mondo". (aise)

venerdì 1 agosto 2008

CI SARÀ PIÙ CULTURA TALIANA NEL MONDO

Il Secolo d'Italia, 1 agosto 2008
Rafforzare la cultura e la lingua italiana nel mondo, uno dei migliori «biglietti di visita» sui quali conta il Paese. È l'obiettivo del memorandum d'intesa firmato a Palazzo Chigi tra il ministro degli Esteri, Franco Frattini, e il collega per i Beni e le attività culturali, Sandro Bondi. Sulla base dell'intesa, la Farnesina fornirà «la propria rete diplomatica, e cioè i consolati e le ambasciate distribuite nel mondo, rete che è a disposizione del "sistema Italia"», ha detto Frattini, ricordando che a sua volta il ministero della Cultura «riempirà di contenuti» quanto previsto nell'accordo. Il memorandum prevede la formazione di un Tavolo che si riunirà con cadenza mensile con il compito di promuovere iniziative e progetti comuni.

giovedì 31 luglio 2008

CULTURA. ACCORDO FRATTINI-BONDI PER PROMUOVERE L'ITALIANO ALL'ESTERO

(AGO PRESS) 31 luglio 2008 Promuovere la cultura e la lingua italiana all'estero. E' questo l'obiettivo del Memorandum d'intesa che sarà firmato stamane, a Roma, alle ore 12, presso la sede di Palazzo Chigi, dai ministri degli Affari esteri, Franco Frattini, e per i Beni e le Attività culturali, Sandro Bondi. L'accordo prevede l'istituzione di un tavolo permanente per rafforzare e coordinare le linee di politica culturale tra i due dicasteri, che si riunirà mensilmente con il compito di promuovere iniziative e progetti comuni. Sarà inoltre istituito un gruppo di lavoro congiunto per curare la comunicazione delle iniziative in programma al fine di stimolare le migliori sinergie e opportunità di collaborazione tra pubblico e privato. I due ministeri, infine, si propongono di estendere la collaborazione alle altre amministrazioni, istituzioni ed enti, pubblici e privati, "ponendosi come motori - si legge in una nota - per la creazione di un sistema integrato di promozione della cultura italiana nel mondo".

martedì 29 luglio 2008

Meno sedi, ma affidate a manager specializzati - Le ambasciate non dovrebbero interferire nella promozione

Istituti all’estero/1

GOVERNANCE ESCLUSIVA
I direttori di chiara fama non hanno spesso la preparazione per gestire un'azienda.
Le ambasciate non dovrebbero interferire nella promozione

di Riccardo Viale

Il Sole 24 ore, 29 luglio 2008
Il Paese è fermo a livello economico e ha poche risorse per investire nel futuro.
Molti condividono l'assunto che la cultura è uno degli asset fondamentali per il rilancio economico del nostro Paese. E il fattore di maggiore attrazione del turismo, ma soprattutto è ciò che determina il valore aggiunto immateriale del prodotto italiano. Sarebbe bene quindi ottimizzare questo vantaggio "monopolistico" che l'Italia ha nel mondo. Come fare?
Innanzitutto rafforzando la tutela e la valorizzazione dei beni culturali in Italia. Le risorse sono scarse, ma margini di miglioramento sono ancora possibili (a cominciare dalle misure sui dipendenti pubblici di Brunetta e da alcune azioni finalizzate di Bondi). Poi promuovendo collegamenti crescenti fra made in Italy e cultura, attraverso opportuni incentivi fiscali alle imprese che adottano pezzi del nostro patrimonio o della produzione culturale contemporanea. Inoltre orientando il sistema socioeconomico italiano, dalle infrastrutture al tema della sicurezza, per far diventare il nostro Paese attrattore competitivo di flussi turistici.I Infine, rafforzando i canali esteri di comunicazione e marketing del sistema culturale.
Da questo punto di vista la dimensione del nostro sistema culturale deborda di molto rispetto alle capacità delle istituzioni delegate. L'Enit è da anni in stato vegetativo. L’Ice non ha né le competenze né la missione istituzionale per questo scopo. Rimangono gli Istituti italiani di cultura. Come emerge dall'incontro recente tra i ministri Bondi e Frattini vi è la necessità di un rilancio della cultura italiana all'estero. Pur riconoscendo il valore di alcuni Istituti italiani di cultura è evidente la debolezza di molti di loro rispetto alla rinnovata missione che il nuovo governo vuoleassegnargli. A questo riguardo vanno fatte alcune riflessioni anche in considerazione alle critiche al mio articolo della giugno scorso.
Siamo in un momento di risorse scarse che presumibilmente non potranno essere aumentate. Alcuni istituti hanno più che raddoppiato il bilancio attraverso entrate esterne. In generale, però, soprattutto nel le sedi periferiche, la scarsa dotazione finanziaria non consente di raggiungere um livello efficace minimale di attività. Sembrerebbe quindi necessario concentrae gli sforzi su un numero minore di sedi rilevanti. La promozione dovrebbe essere mandato esclusivo dell'Istituto senza interferenze esterne. La governance dell'Istituto dovrebbe incardinarsi su un direttore con competenze di management della cultura. I direttori di chiara fama, accademici o intellettuali, non hanno spesso preparazione specifica per l'organizzazione e gestione di un'azienda di promozione culturale come dovrebbe diventare l'Istituto. In più, spesso, vi è la tendenza ad orientare, anche inconsapevolmente, le attività verso le aree culturali più vicine alla storia e formazione intellettuale del direttore. C'è bisogno quindi di personale che, senza posizioni idiosincratiche, faccia funzionare i canali di comunicazione e di marketing di ciò che viene ritenuto più rilevante per l'immagine culturale dell'Italia.
È quindi indispensabile che il governo rafforzi il tavolo di lavoro congiunto fra il ministero degli Affari esteri e quello per i Beni e le attività culturali, coinvolgendo almeno anche turismo e commercio internazionale. In quel, tavolo, dovrebbero essere decise le priorità e i principali prodotti culturali che verranno fatti circolare nella rete degli Istituti.
riccardo.viale@fondazionerosselli.it

***

Istituti all’estero/2

C’è una «new Italy» tutta da scoprire
di Giovanni Castellaneta*

Come affermarsi sul mercato? Il marketing ci insegna che il successo di una qualsiasi azienda dipende soprattutto dalla sua capacità di identificare i bisogni della clientela, di progettare e produrre beni e servizi che soddisfino questi bisogni, di raggiungere i consumatori in modo rapido ed efficace.
Il dibattito aperto da Riccardo Viale sul Sole 24 ore sugli Istituti italiani di cultura può essere inquadrato anche in questa prospettiva. D'altra parte, in un Paese come gli Stati Uniti la cultura intesa come "bene" è un prodotto come gli altri e deve combattere su un mercato altamente competitivo. E prendendo in esame proprio questo mercato, proviamo a mettere qualche punto fermo usando gli strumenti del marketing.
L'identificazione dei bisogni del consumatore americano è forse la parte più semplice da affrontare. Negli Usa il brand "Italia" si vende da solo, è sinonimo di gusto, grazia, eleganza e saper vivere. Non c'è giorno che i grandi quotidiani nazionali non pubblichino articoli ed inchieste sull'ultimo agriturismo in Toscana, sulla luna di miele sul lago di Como dell’ennesiomo vip targato Hollywood, sulle ultime vendemmie del primitivo di Manduria. I grandi supermercati americani sono pieni di prodotti italiani, le riviste americane di moda, design e gastronomia devono avere un nome italiano per vendere. Tutto questo per dire cosa? Che negli Stati Uniti è probabilmente superfluo promuovere iniziative ed eventi con relativo dispendio di risorse finanziarie, sempre limitate che si vendono da sole. Lasciamole organizzare ai privati o comunque ad altri enti diversi dagli istituti di cultura.
Questo mi porta a toccare il secondo punto: la progettazione e la produzione di nuovi beni. Se ogni americano sa riconoscere il David di Michelangelo o sa localizzare su una mappa la Costiera Amalfitana, pochissimi sono al corrente del fatto che l'Italia è leader nel settore delle nanotecnologie o della robotica. Ecco perché uno dei filoni in cui stiamo concentrando i nostri sforzi è quello della scienza e della tecnologia. Tra le varie iniziative avviate ricordo il ciclo dei "Colloqui newyorkesi di cultura scientifica italiana" promosso dal Consolato generale a New York insieme alla Scuola superiore Sant'Anna di Pisa. Un'altra iniziativa: la creazione un anno fa della Fondazione, Issnaf (Italiar scholars and scientists North Americafoundation). Si tratta di una organizzazione non profit che mette in rete scienziati italiani che operano negli Stati Uniti e in Italia con l'obiettivo di promuovere la ricerca e lo svi-luppo in numerosi campi (biologia, matematica, fisica, medicina, ingegneria, ecc.). In sintesi: bisogna esplorare nuovi "settori di mercato" con immaginazione e creatività sapendo offrire "nuovi beni" come quelli scientifici. E vengo al terzo aspetto: la rapidità ed efficacia della produzione e distribuzione dei beni culturali, che attengono in questo caso al modo in cui un Istituto di cultura funziona ed è in grado di "stare sul mercato".
La sfida di oggi per gli Istituti di Cultura è di saper essere "glo-cal", globali e locali allo stesso tempo, secondo la formula "think globally and act locally". Essere globali significa capire che l'offerta culturale non è fatta soltanto di mostre e concerti ma anche di scienza, di cooperazione tecnologica, di design, di gastronomia e anche di sport. Significa saper lavorare con tutti gli attori presenti in maniera efficace e senza preconcetti (che sono sempre disfunzionali). Mentre l'"essere locali" sta tutta nel comprendere la specialità del territorio in cui si opera e nel sapersi adattare promuovendo l'incontro dell'offerta con la domanda. È quello che stiamo cercando di fare negli StatiUniti, dove in ciascuna città i nostri Istituti di cultura si stanno ritagliando un ruolo importante nei settori che "tirano di più".
*Ambasciatore a Washington

giovedì 24 luglio 2008

Frattini a difesa dell'italiano "Diventi lingua di lavoro nella Ue"

Il ministro degli Esteri: "Abbiamo il diritto di veto, anche da soli possiamo opporci"
La commissione ha limitato a tre gli idiomi per limitare i costi delle traduzioni


la Repubblica, 22 luglio 2008
ROMA - "Se verranno pubblicati bandi o brevetti europei in tre lingue, l'Italia potrà dire di no, anche da sola. Abbiamo anche il diritto di veto...". Il ministro degli Esteri Franco Frattini, si schiera con l'italiano. E risponde così a chi gli chiede che atteggiamento avrebbe il governo davanti a una sempre maggiore applicazione della prassi europea delle tre lingue di lavoro: inglese, francese e tedesco. "L'Italia si sta battendo con forza affinché almeno l'italiano e lo spagnolo siano affiancate a inglese, francese e tedesco come lingue di lavoro nell'Unione europea" dice Frattini.

La limitazione linguistica è legata alla crescita esponenziale dei Paesi membri. La Commssione europea ha circoscritto a tre le lingue di lavoro, mentre al Parlamento non ci sono limiti. E i costi di questa babele di idiomi sono sotto gli occhi di tutti. Circa quattromila interpreti, per un costo stimato in quasi un miliardo di euro all'anno e una media di una settimana per tradurre un documento in tutti gli idiomi. Senza contare il rischio che il diluvio di traduzioni porti alla perdita di informazioni e a differenze tra i vari testi.

Già in passato i governi italiani hanno richiamato i ministri e le istituzioni comunitarie a fare attenzione all'uso dell'italiano nelle riunioni europee. In particolare quelle informali dei consigli dei ministri dove le lingue di lavoro sono l'inglese e il francese, con l'aggiunta della lingua della presidenza di turno. Talvolta, però, viene utilizzato anche il tedesco, come avviene negli incontri periodici dei rappresentanti permanenti dei paesi dell' Ue. Cosa che l'Italia ha sempre contestato.

Recentemente era stato lo stesso Berlusconi a porre la questione, chiedendo una maggiore attenzione sull'uso dell'italiano nelle riunioni europee. Richiesta a cui il portavoce del commissario europeo al multilinguismo aveva replicato dicendo che la decisione è competenza del Consiglio e della presidenza di turno.

mercoledì 23 luglio 2008

Il mal di Roma del diplomatico

di Maurizio Caprara

Corriere della Sera, edizione Roma, 23 luglio 2008
Roma non fa bene ai diplomatici italiani e al resto del personate del ministero degli Esteri. Non soltanto perchè si guadagna meno rispetto a quando si è oltrefrontiera. Su alcuni la città deve avere l'effetto che ha lo zoo per certe belve incapaci di riprodursi in gabbia.
Tra le 6.901 persone stipendiate dalla Farnesina in Italia e fuori, la media delle assenze dal posto di lavoro retribuite, ferie escluse è stata nel 2007 di 9,56 giorni a testa. Tra le 4.809 persone in servizio all'estero, di 6,82. A farla salire sono stati i 2.092 addetti stanziali. Mica cifre terribili nella burocrazia, il ministero le pubblica su www.esteri.it. Ma certi dati risaltano.
Roma giova poco alla salute di vari dei 197 addetti alla Cooperazione allo sviluppo, in cima alla classifica con 22,58 giorni di assenze annuali. La medaglia d'argento al rovescio va a un settore che dovrebbe far marciare gli altri, l’'Ispettorato generale: 21,35 (però i dipendenti sono 34, potrebbero esserci ragioni specifiche). Alla Cooperazione il nuovo direttore generale Elisabetta Belloni avrà un ulteriore rnotivo per riorganizzare gli uffici. Tra i settori virtuosi, il Cerimoniale diretto da Leonardo Visconti di Modrone: 9,51. Speriamo che molte delle assenze si debbano a maternità e aggiornamento.

lunedì 21 luglio 2008

Ue, parte il piano per la difesa dell’italiano

Gli interventi del governo contro il trilinguismo della Commissione. A ottobre convegno a Bruxelles

Corriere della Sera, 21 luglio 2008
Il governo Berlusconi sta promuovendo vari interventi per difendere l'uso della lingua italiana nell'Unione europea. L'obiettivo è ridurre il vantaggio competitivo ottenuto da Gran Bretagna, Francia e Germania da quando hanno fatto attribuire una posizione di privilegio al trilinguismo (inglese, francese e tedesco) soprattutto nelle attività della Commissione europea. A Roma hanno capito che il «sistema Paese» ora è penalizzato perfino quando le piccole imprese vogliono concorrere agli appalti comunitari o i connazionali entrano in competizione con chi è di madrelingua inglese, francese o tedesca per le assunzioni e le carriere nell'euroburocrazia.
Un passo ufficiale di questa strategia si annuncia il convegno organizzato nella capitale belga dal locale istituto italiano di cultura per il 21 ottobre prossimo. Prevede la partecipazione delle principali entità impegnate nella promozione della lingua italiana nel mondo, come le Università per stranieri di Perugia e di Siena, 1'Accademia della Crusca e la Società Dante Alighieri. «Farà un po' da Stati generali», dichiara il direttore dell'Istituto di cultura di Bruxelles Giuseppe Manica. Intanto il nuovo vicepresidente della Commissione europea, Antonio Tajani, ha già imposto l'italiano come lingua di lavoro del suo gabinetto. Ma è principalmente il ministero degli Esteri, guidato dall'ex vicepresidente della Commissione europea Franco Frattini, a essere chiamato a seguire l'esempio di Francia e Germania, da tanti anni impegnate a difendere le loro lingue in Europa e a frenare l'avanzata dell'inglese: Obiettivi immediati appaiono le riunione informali dei ministri organizzate dalla presidenza francese di turno dell'Ue. Berlusconi ha chiesto di disertarle qualora non sia previsto l'interpretariato attivo e passivo in italiano.
Il premier ha minacciato questa e altre drastiche misure in una lettera ai suoi ministri, rivelata dal Corriereil 13 luglio scorso, in cui li sollecita a impegnarsi tutti con le rispettive amministrazione nella «battaglia a difesa dell'italiano». Berlusconi ha ribadito l'assenza di una base giuridica dietro la prassi della Commissione europea di privilegiare il trilinguismo (assegnando a inglese, francese e tedesco l'ambiguo status di lingue «dí lavoro» o «di procedura»). I Trattati e il Regolamento n. 1 del 1958 garantiscono parità di trattamento a tutte le lingue ufficiali dell'Ue. Da Palazzo Chigi hanno indicato ai ministri di agire in accordo con la Spagna del socialista Jósè Luis Zapatero perché l'asse Roma-Madrid guida i Paesi membri impe-gnati a far rispettare il principio europeista della pari dignità degli idiomi e delle identità culturali.
L'abbandono di riunioni comunitarie è stato richiesto da Berlusconi anche in assenza della documentazione tradotta. C'è poi il caso della Schola Europaea multilinguista (finanziata con oltre 200 milioni di euro annui dai contribuenti europei). Non solo non rispetta i principi egualitari della Costituzione italiana discriminando chi non è figlio di euroburocrati, diplomatici accreditati presso 1'Ue o dipendenti Nato. Ma offre molti più posti nelle sezioni in inglese, francese e tedesco rispetto a quelle in italiano. Usa il trilinguismo nei suoi siti come nelle attività amministrative. Impone agli alunni delle sezioni italiane perfino di studiare alcune materie in inglese e in francese. Berlusconi ha ordinato ai ministri e all'apparato diplomatico di ricorrere fino alla Corte europea di giustizia ogni volta che nell'Ue non venga rispettato il principio della pari dignità dell'italiano.

Messaggio ai funzionari della Farnesina: coinvolgere i media internazionali

Il Mattino, 20 luglio 2008
«L’Italia è un Paese straordinario» ma che in alcune occasioni «sconta lentezze ed arretratezze. Vorrei quindi chiedere un vostro ulteriore impegno» per favorire presso i media internazionali «una migliore e più competitiva immagine del nostro Paese». È questo il senso di una lettera con cui il ministro degli Esteri, Franco Frattini, chiede agli ambasciatori italiani di «interpretare il ruolo di comunicatori». Per raggiungere questo obiettivo, nel suo messaggio Frattini scrive che fa parte di una volontà di relazione strutturale con i media da parte della Farnesina: «Le nostre ambasciate dovranno non solo trasmettere informazioni ai media locali ma anche adoperarsi affinché questi concedano uno spazio adeguato alla notizia».Cioè «bisognerà essere in grado di coinvolgere con metodo e continuità referenti in loco, intrattenendo con loro - dai direttori delle maggiori testate stampa e tv, ai giornalisti stranieri che seguono più da vicino la politica italiana, fino ai nostri corrispondenti - rapporti sistematici». Nell'annunciare che egli stesso sta «pensando di meglio modulare il formato» delle sue «missioni all'estero in funzione della comunicazione», Frattini rende noto che «il Servizio stampa sta elaborando in proposito un utile vademecum», e che è sua intenzione proporre «che nei corsi di pre-posting vengano previsti seminari di approfondimento sulle tematiche di comunicazione». Il ministro suggerisce inoltre ai diplomatici italiani di «stendere rapporti periodici, con cadenza mensile, sulle notizie che riguardano l'immagine dell'Italia e della Farnesina all’estero», anche per «abbattere gli eventuali stereotipi negativi e contribuire a creare nuovi modelli, autentici, che abbiano come riferimento la nostra identità».

martedì 15 luglio 2008

Lingua italiana: firmato memorandum d'intesa Farnesina-'Dante Alighieri'

L’intesa intende rendere sempre più efficace la collaborazione tra i 90 Istituti Italiani di Cultura e i 422 comitati della “Dante” nel mondo, sia per la realizzazione e la circolazione su scala più ampia di manifestazioni culturali, sia per l’aspetto più prettamente didattico

Roma, 9 lug. 2008 (Pronto Italia) - Sarà la società 'Dante Alighieri' a tutelare e promuovere la lingua italiana presso le istituzioni dell’Unione Europea. Lo sancisce il memorandum d’intesa sottoscritto alla Farnesina dal segretario generale del ministero degli Affari Esteri Giampiero Massolo e dal presidente della società "Dante Alighieri" Bruno Bottai. Si rafforza così la già proficua e consolidata collaborazione tra la Farnesina e la “Dante” nel settore della promozione e della diffusione della lingua italiana all’estero.

Principale obiettivo dell’accordo, la creazione di un nuovo comitato della "Dante" a Bruxelles che raccoglierà le adesioni dei funzionari comunitari, italiani e non, al fine di promuovere l’utilizzo e la conoscenza della lingua italiana nell’ambito delle istituzioni dell’Unione Europea. La "Dante" svolgerà le sue attività in collaborazione con il locale Istituto Italiano di Cultura. Il ministero degli Esteri e la società "Dante Alighieri" si scambieranno informazioni su eventuali casi di discriminazione dell’italiano da parte delle istituzioni e degli organi dell’Ue. In tale contesto, d’accordo con la Farnesina, la “Dante” condurrà specifiche azioni nei confronti del Mediatore europeo, P. Nikiforos Diamandouros e della Commissione Petizioni del Parlamento europeo in relazione a casi di discriminazione della lingua italiana.

L’intesa intende, inoltre, rendere sempre più efficace la collaborazione tra i 90 Istituti Italiani di Cultura e i 422 comitati della “Dante” nel mondo, sia per la realizzazione e la circolazione su scala più ampia di manifestazioni culturali, sia per l’aspetto più prettamente didattico.

Insieme rilanceremo la cultura italiana nel mondo

(ItalPlanet News),3 luglio 2008
Intesa del Ministro Frattini e del Ministro per i Beni e le Attività Culturali Sandro Bondi per una stretta cooperazione tra i loro Dicasteri

Il Ministro degli Affari Esteri Franco Frattini e il Ministro per i Beni e le Attività Culturali Sandro Bondi hanno raggiunto un'intesa per una stretta cooperazione, un tavolo di lavoro congiunto tra i loro Dicasteri per contribuire a rilanciare la promozione della cultura italiana all'estero. Nuove sinergie organizzative, ricerca di sponsor privati e una struttura di comunicazione coordinata per una politica della cultura comune, capace di rilanciare l'Italia nel Mondo: un'intesa che Frattini e Bondi sono intenzionati ad estendere ad altre Amministrazioni e Istituzioni.

L'alleanza tra i due Ministeri è destinata principalmente a valorizzare la rete degli Istituti con le loro specifiche professionalità e delle Rappresentanze diplomatico-consolari. L'obiettivo del coordinamento è anche quello di rendere ancora più efficace la programmazione della nostra promozione e diffusione culturale all'estero. Agli Istituti spetta il rinnovato compito di contribuire a realizzare - attraverso nuovi moduli di formazione – il rilancio dell'immagine dell'Italia nel mondo e la promozione della lingua italiana all'estero.

Il tavolo dei due ministeri si riunirà con cadenza mensile per proporre e monitorare iniziative e progetti comuni ai due Ministeri, per contribuire a dare un indirizzo coordinato ed univoco, e più efficace, alla diffusione della cultura italiana nel mondo, attraverso i grandi appuntamenti espositivi, le tournée musicali, il restauro e conservazione dei beni attraverso la "rete estera" (attiva in 114 Paesi).

L'intesa tra i due Ministri porta inoltre alla costituzione di una task force congiunta, destinata ad un coordinamento della comunicazione e allo sviluppo di politiche di fund-raising capaci di coinvolgere il mondo delle imprese private nella produzione di grandi eventi destinati a sviluppare il Sistema Italia. La nuova strategia di cooperazione si prefigge fin da ora di valorizzare congiuntamente grandi eventi espositivi dedicati all'arte e alla cultura italiana all'estero, a cominciare dalla mostra su Sebastiano del Piombo a Berlino e quella su Morandi a New York, quella su i Macchiaioli (Giappone) e quella itinerante su Giotto.

Tra le iniziative all'attenzione del Tavolo: l'individuazione di un progetto comune di internazionalizzazione dei musei italiani, la produzione di mostre "leggere" multimediali da proporre ad un ampio numero di sedi estere, la realizzazione di un sito sulla poesia italiana contemporanea con traduzioni in sette lingue, e infine la predisposizione di grandi tournée all'estero delle nostre più prestigiose istituzioni musicali e liriche. (ItalPlanet News)

lunedì 14 luglio 2008

Lettera di Berlusconi ai ministri «L’italiano all’Ue. O andatevene».

Tolleranza zero. Contro il trilinguismo (inglese, francesee tedesco) della Commissione

Il premier. Difendete la nostra lingua a tutte le riunioni.

Roma sottolinea di agire in accordo con la Spagna del socialista Zapatero: un presupposto per l’appoggio del centrosinistra italiano.
Dal nostro inviato Ivo Caizzi

Corriere della Sera, 13 luglio 2008
BRUXELLES Il premier Silvio Berlusconi lancia la « battaglia a difesa dell'italiano » nell'Unione Europea chiedendo ai suoi ministri di attuar una linea da tolleranza zero davanti al mancato rispetto di principio europeista della pari dignità di tutte le lingue ufficiali. Berlusconi l'ha annunciato con una lettera in cui sollecita «comportamenti omogenei e rigorosi da parte di tutti» per contrastare principalmente la tendenza della Commissione europea a privilegiare il trilinguismo (inglese, francese e tedesco). Il premier sottolinea che l'Italia sta sviluppando questa strategia in accordo con la Spagna del socialista José Luis Zapatero, creando così il presupposto per ottenere l'appoggio bipartisan del centrosinistra italiano.
Berlusconi considera fondamentale nella costruzione dell'Europa garantire «pari dignità» anche alle lingue meno parlate e pretende dall'Ue «il rispetto della loro dignità linguistica e culturale». Aggiunge che «occorre contrastare la prassi avviata dalla Commissione europea di discostarsi in modo crescente da tali principi, introducendo l'ambigua nozione di "lingue di lavoro" o "di procedura" con l'effetto di creare una gerarchia tra lingue a vantaggio di inglese, francese e tedesco». In pratica l'Italia ribadisce che la prassi dell'istituzione guidata dal portoghese José Manuel Barroso non è prevista dai Trattati (che mettono sullo stesso piano tutte le lingue dell'Ue), come aveva rivelato il Corriere informando sui danni politici, economici e culturali provocati dalle penalizzazioni dell'italiano a Bruxelles.
Il premier chiede di opporsi all'azione della Commissione a favore del trilinguismo con «il costante monitoraggio del regime applicato agli incontri in ambito Ue» e con «l'impugnazione davanti alla Corte di Giustizia di specifici atti della Commissione». Esorta i suoi ministri a controllare che «i comportamenti delle rispettive Amministrazioni siano pienamente coerenti con tale strategia». Li invita a non trascurare le riunioni informali dei ministri dei 27 Stati membri, che si tengono nel Paese della presidenza di turno dell'Ue, «per le quali si dovrà vigilare che venga garantito l'interpretariato attivo e passivo per l'italiano, fino a contemplare la concreta possibilità di non partecipare alla riunione nel caso che tale soluzione non venga garantita o qualora vengano utilizzati regimi linguistici ristretti discriminatori per l'italiano». Ai ministri e ai dirigenti dei dicasteri chiede anche di «evitare di partecipare a discussioni o votazioni ogni volta non si disponga dei documenti di lavoro nella nostra lingua».
Berlusconi ha assegnato al ministro degli Esteri, Franco Frattini, la guida sul campo della «battaglia a difesa dell'italiano». Ma il primo a trovarsi in sintonia è risultato il nuovo membro della Commissione, Antonio Tajani del Pdl, vice-presidente e responsabile Ue per i Trasporti, che ha imposto l'italiano come lingua di lavoro del suo gabinetto di Bruxelles. E ha chiesto di sostituire la sua auto di servizio tedesca con una italiana.

SARÀ LA DANTE ALIGHIERI A TUTELARE LA LINGUA ITALIANA IN SEDE UE: FIRMATO UN MEMORANDUM D’INTESA TRA MAE E DANTE

ROMA\ aise\ 9 luglio 2008 - Sarà la Società Dante Alighieri a tutelare e promuovere la lingua italiana presso le Istituzioni dell’Unione Europea. Questo è il contenuto del memorandum d’intesa sottoscritto alla Farnesina dal segretario generale del Ministero degli Affari Esteri, Giampiero Massolo, e dal presidente della Società Dante Alighieri, Bruno Bottai, con il quale si rafforza ulteriormente la già proficua e consolidata collaborazione tra la Farnesina e la Dante nel settore della promozione e della diffusione della lingua italiana all’estero.Il principale obiettivo dell’accordo è la creazione di un nuovo Comitato della Dante Alighieri a Bruxelles, specificamente rivolto a raccogliere le adesioni dei funzionari comunitari, italiani e non, con il fine di promuovere l’utilizzo e la conoscenza dell’idioma italiano nell’ambito delle istituzioni dell’Unione Europea. In stretto raccordo con il locale Istituto Italiano di Cultura, la Dante svolgerà azioni di promozione della lingua e della cultura italiane. Il Ministero degli Esteri e la Società Dante Alighieri si scambieranno informazioni su eventuali casi di discriminazione dell’italiano da parte delle Istituzioni e degli organi dell’Ue. In tale contesto, d’accordo con la Farnesina, la Dante condurrà specifiche azioni nei confronti del Mediatore europeo, il professor P. Nikiforos Diamandouros, eletto il 1° aprile 2003, e della Commissione Petizioni del Parlamento europeo in relazione a casi di discriminazione della lingua italiana. L’intesa si inserisce nel quadro degli intensi rapporti già esistenti tra il Ministero degli Esteri e la Dante Alighieri per rendere sempre più efficace la concreta collaborazione tra la rete dei 90 Istituti Italiani di Cultura e i 422 Comitati della Dante, sia per la realizzazione e la circolazione su scala più ampia di manifestazioni culturali sia per l’aspetto più prettamente didattico legato all’insegnamento della lingua italiana. (aise)

lunedì 7 luglio 2008

«Più istituti di cultura in Cina e India»

Intervista. Il ministro degli Esteri replica al direttore di New York e rilancia: salvo Bruxelles bocciata da D’Alema
Frattini: una sede a Bagdad, tecnici in Iran per la tomba di Ciro il Grande
di Dino Messina

Il Corriere della Sera, 7 luglio 2008
Meno sedi e maggiore efficienza? «In periodi di riduzione della spesa pubblica - ci dice il ministro degli Esteri Franco Frattini, in partenza per Tel Aviv dove rinnova l'accordo culturale italo-israeliano - un simile slogan può mettere d'accordo tutti. E anch'io non sono contrario all'idea di ridurre le risorse in alcune aree per migliorare la presenza dei nostri istituti di cultura nel Paesi che si stanno rivelando strategicamente più interessanti. Sono sicuro tuttavia che se attuerò una politica ispirata a questa linea
troverò una forte opposizione.
Non mi riferisco soltanto ai sindacati ma anche a quella sorta di campanilismo delle varie comunità che dicono di non poter fare a meno della nostra sede».
Tornato dopo quattro anni alla Famesina, il ministro Frattini si trova a fronteggiare problemi antichi: manca ancora una legge quadro che egli stesso cercò di varare; i novanta istituti, tra cui dieci di eccellenza, devono dividere assieme alle 63 rappresentanze diplomaflco-cònsolari, alle 111 scuole italiane all'estero, ai 300 comitati della Dante Alighieri, 21,4 milioni di euro di finanziamenti pubblici e 23,6 milioni di sponsorizzazioni. Sembrano tanti soldi, in realtà i fondi statali sono diminuiti nell'ultimo biennio e comunque non bastano per le mille iniziative della «superpotenza Italia» nel campo della cultura.
«Sono sbagliate tuttavia-osserva Frattini-certe battute come quelle del professor Renato Miracco, che peccano di una scarsa conoscenza dei dati di fatto». Il ministro degli Esteri si riferisce all'intervista che il direttore dell'istituto di cultura a New York ha dato venerdì 27 giugno al «Corriere», in cui tra l'altro affermava: «Che senso ha un istituto di cultura a Marsiglia o a Li11e? Degli attuali 90 istituti ne salverei una quarantina». D'accordo con il principio di efficienza e con l'idea di ampliare la presenza nelle aree più dinamiche del mondo, Frattini cerca di ricucire un discorso interrotto quattro anni fa e ci spiega le sue linee di intervento: «L'azione del ministero si svolgerà su due piani, da un lato il rilancio di una legge organica che ottimisticamente penso che sarà approvata anche con il contributo dell'opposizione, dall'altro una serie di iniziative che si possono fare nell'attesa della riforma. La prima di que-ste iniziative è l'intesa di cooperazione raggiunta con il ministero per i Beni culturali. Il messaggio che con il ministro Sandro Bondi intendiamo mandare ai direttori e agli operatori è che non vogliamo smantellare i nostri istituti di cultura nel mondo, ma contribuire ad arricchirne il contenuto. Principalmente è questo il senso del tavolo interministeriale».
E’ evidente che a breve il panorama dei nostri istituti subirà un notevole cambiamento. Se non è possbile delinearlo al negativo, parlare cioè dei tagli, vediamo con il ministro degli Esteri quali saranno le nuove sedi. «Intanto - risponde Frattini - credo che ridarò a Bruxelles lo status di istituto di chiara fama, che il mio predecessore aveva deciso di degradare. Avremo poi grande attenzione per la Cina e l’India, nelle cui capitali c'è sì un istituto italiano, ma meritano una nostra presenza più ampia. Vorrei poi aggiungere un Paese come l'Iraq: il museo archeologico di Bagdad è stato salvato grazie al lavoro degli specialisti italiani, credo che un grande istituto sia la naturale eredità di questo impegno».
Restando nell'ambito mediorientale, Frattini ricorda la collaborazione culturale con l'Iran: il restauro compiuto dai nostri tecnici della cittadella di terracotta di Bam è un impegno da affrontare: «Ci hanno chiesto di restaurare la tomba di Ciro il Grande. Un monumento che per l’Iran è importante come per noi 1 Colosseo. Noi abbiamo un problema di negoziato per l'arma nucleare, eppure con le parole della cultura e l'arte del restauro veniamo accolti da Paese amico».
Frattini guarda con attenzione anche all'apertura in Europa del semestre francese che il 14 luglio lan-cerà l'Unione mediterranea: «Noi possiamo offrire un importante contributo di carattere culturale e di dialogo con il mondo arabo. Con il ministro Bondi stiamo studiando un evento per coinvolgere i Paesi delle due sponde del Mediterraneo, con la Sicilia come terra simbolo della convivenza tra le tre grandi religioni monoteiste, l'ebraica, la cristiana e la musulmana».
Quattro anni dopo la prima esperienza alla Farnesina, nuove esigenze si sono poste in primo piano ma ìl ministro non ha rinnegato l'obiettivo che tanto scandalo fece tra i diplomatici della promozione del made in Italy. «Ho trovato una mentalità rinnovata, oggi non fa più scalpore dire che la rete delle ambasciate e degli istituti di cultura deve essere al servizio del sistema Italia, si tratti di promuovere un'opera d'arte o un prodotto della nostra industria».
Tra le prossime iniziative all'estero, una serie di concerti del grande violinista Uto Ughi, le mostre di Sebastiano del Piombo a Berlino, di Morandi a New York, í Macchiaíoli in Giappone, e una grande esposizione itinerante sui Santi Patroni. Dove si troveranno le risorse per queste e per le altre mille iniziative? Frattini confida nella collaborazione del capitale privato. Il rilancio della nostra cultura all'estero dipende anche dal coordinamento degli interventi; in altre parole le Regioni e gli enti locali devono smetterla di far concorrenza allo Stato e «approfittare della grande rete di ambasciate e consolati al servizio del sistema Paese».
E il grido di dolore di Miracco, che ha lamentato per la sede di New York un contributo di soli 500mila curo, pari a quello della Romania? «Sarei scorretto - conclude Frattini - se dicessi, per esempio: diamo altri due milioni di euro. Valuteremo dove risparmiare e dove distribuire le risorse. Certo, alle attività dei grandi istituti molto può contribuire la capacità di attrarre capitali privati».

domenica 6 luglio 2008

LA NUOVA CREATURA DELLA FARNESINA TROVA SPAZIO NEI CORRIDOI DELLA DIPLOMAZIA IN ATTESA DI INIZIARE IL SUO VIAGGIO INTORNO AL MONDO

PRESENTATA OGGI LA COLLEZIONE EXPERIMENTA

ROMA\ aise\ 3 luglio 2008 - Sarà pure una felice coincidenza, ma, dopo la prima edizione qualche mese fa della mostra-mercato "Roma. The Road to Contemporary" ed il ritorno al Palazzo delle Esposizioni della Quadriennale, la scelta della Farnesina di ampliare la propria Collezione d’Arte Contemporanea volgendo lo sguardo alle ultime generazioni appare ai nostri occhi un sintomo vivo e felice di una nuova primavera culturale nel nostro Paese, dove, finalmente e a tutti i livelli, l’attenzione è rivolta alle recenti, recentissime creatività italiane. Non a caso molti dei giovani artisti scelti per partecipare alla Quadriennale di Roma, tutta concentrata sul fare artistico degli ultimi due decenni, compaiano con altre opere nella Collezione Experimenta della Farnesina.
Experimenta, appunto. Questo è il titolo del nuovo progetto fortemente voluto dalla direzione generale per la Promozione Culturale della Farnesina, che, realizzato tecnicamente in soli quattro mesi, con uno sforzo non indifferente, verrà presentato al pubblico sabato prossimo, 5 luglio, in occasione dell’ormai consueto appuntamento con "Farnesina Porte Aperte".
Intanto questa mattina, la Collezione Experimenta è stata presentata ai giornalisti, in una sala conferenze internazionali particolarmente affollata: tra artisti, responsabili del ministero degli Affari Esteri, ma anche del ministero per i Beni e le Attività Culturali - è di ieri la notizia dell’intesa fra Bondi e Frattini per la promozione della cultura italiana all’estero (vedi aise del 2 luglio 2008 h.14.27) -, erano presenti il sottosegretario Vincenzo Scotti, il direttore generale Gherardo La Francesca, l’Ambasciatore Umberto Vattani, oggi a capo dell’Ice, ma 10 anni fa ideatore, nella sua veste di segretario generale della Farnesina, della Collezione "madre", Maurizio Calvesi, al quale da allora è stata affidata la curatela della Collezione stessa, e due dei tre critici d’arte che lo hanno accompagnato in questa nuova avventura di Experimenta, Lorenzo Canova e Marisa Vescovo. Con loro ha fatto parte del Comitato scientifico anche Marco Meneguzzo.
In sala anche il presidente dell’Assemblea Generale dell’Onu, Srgjan Kerim, in questi giorni a Roma, la cui presenza oggi alla Farnesina, è stato sottolineato da più parti, testimonia e dà forza alla volontà politica di operare in modo sempre più concreto nel solco della diplomazia culturale.
Lo ha chiarito subito il sottosegretario Scotti. "Una delle funzioni fondamentali del ministero degli Affari Esteri è quella di presentare nel mondo l’Italia, che, prima di ogni altra cosa, è cultura, arte, architettura, creatività". Anche per questo, ha ricordato Scotti, a dimostrazione di quanto la dimensione culturale si stia affermando come componente vitale e indispensabile della nostra politica estera, il ministro Frattini ha scelto di ricoprire personalmente la delega alla Cultura. Per lo stesso motivo è nata la Collezione d’Arte Contemporanea del ministero, che oggi "si arricchisce di un nuovo sguardo al futuro", per "cogliere le nuove ed emergenti generazioni di artisti italiani, che hanno bisogno di essere sostenute" nel panorama italiano ed ancor più in quello mondiale. Ecco perché, seguendo il solco tracciato con successo dall’esperienza espositiva della Collezione Farnesina, tutt’ora in circuitazione, anche Experimenta, ha annunciato il sottosegretario, "è destinata a viaggiare nel mondo" e a presentare, "attraverso la rete culturale del ministero degli Affari Esteri", la vivace produzione artistica italiana al pubblico e ai mercati internazionali.
Experimenta seguirà, in particolare, i grandi appuntamenti mondiali dedicati all’arte contemporanea che si terranno nei prossimi due anni ad Atene, Istanbul, Lione, Mosca, Pechino, Shanghai, Sydney e San Paolo. A renderlo noto un entusiasta Gherardo La Francesca, che ha presentato il nuovo "ambizioso progetto ideato solo quattro mesi fa e portato a compimento con entusiasmo e intenso lavoro" dalla sua direzione generale e dal comitato scientifico. A questo è stato affidato il compito di selezionare 82 artisti rappresentativi dell’intero Paese, con il duplice obiettivo, ha spiegato sempre La Francesca, da un lato di "diffondere la conoscenza dell’arte italiana contemporanea" e dall’altro di "promuovere e sostenere gli artisti che, mettendo a frutto tensioni creative e linguaggi espressivi anche molto diversi, concorrono a tracciare il quadro ricco e variegato della creatività italiana nell’ambito più attuale delle arti visive". Ciò che ne è scaturito, si legge nell’intervento dello stesso direttore generale all’interno del catalogo Gangemi che accompagna la nascita di Experimenta, è "un percorso culturale avventuroso e sorprendente, in cui la giustapposizione di punti di vista anche radicalmente differenti, di tecniche e di linguaggi talora simili talora lontani riesce a dipanare la trama di un racconto a più voci, offrendoci una rilettura trasversale della realtà tumultuosa in cui siamo immersi", che però sempre tiene presenti gli elementi della "feconda" tradizione artistica italiana.
È stato un "bel lavoro di squadra", ha aggiunto Gherardo La Francesca, a testimonianza del fatto che "anche una amministrazione pubblica può muoversi con efficienza". Un lavoro iniziato peraltro già all’interno della direzione generale, che ha inteso definire le nuove strategie di intervento della politica cultura italiana non solo "sfruttando l’effetto rete" degli Istituti Italiani di Cultura all’estero, avviando così un processo virtuoso d’economia di scala, ma anche aprendo con essi un dialogo fruttuoso. Proprio da lì, dalle Conferenze d’area e poi da quella generale tenutasi nel mese di novembre alla Farnesina, è emersa infatti la richiesta di puntare sulle nuove creatività. E così è nata Experimenta, mentre è allo studio l’istituzione di una borsa di studio per consentire ad artisti di maggior talento di fruire di un periodo di formazione all’estero.
Per la verità esiste già il Premio New York, istituito dalla stessa direzione generale per la Promozione e la Cooperazione Culturale insieme alla Italian Academy for Advanced Studies della Columbia University, che offre un programma di borse di studio riservato a giovani artisti italiani emergenti. Le opere vincitrici di questo premio sono esposte nei corridoi del quarto piano della Farnesina, tra gli uffici della direzione generale per la Promozione e la Cooperazione Culturale. E accanto ad essi hanno trovato ora spazio le opere della Collezione Experimenta.
Dalla stampa di Matteo Basilé, che tanto simile è a quella esposta al Palazzo delle Esposizioni per il soggetto, inquietante e rassicurante al tempo stesso, e per il suo richiamo all’iconografia classica ed al barocco; all’enorme fotografia di Bianco e Valente, di fronte alla quale entra in gioco quella dualità tra corpo e mente che spinge il visitatore all’interno del tunnel scuro in movimento per scovare il volto della sagoma in esso ritratto. Dalla "Vanitas white flag" di Nicola Bolla, ricoperta di cristalli swarovski, ennesimo simbolo di una società basata sull’effimero, così come pure lo è la Venere trash di Enrica Borghi, scultura-installazione realizzata con unghie finte che rovescia lo stereotipo della bellezza femminile; alla denuncia sociale dell’ormai nota Gea Casolaro, che qui presenta "Le due città della fantasia (quella che cade dall’alto e quella che vive da basso)".
Dall’olio su tela di Francesco Cervelli, che, in un monocromo fortemente suggestivo, racchiude il pensiero umano in un liquido quasi amniotico; alla ingegnosità stravagante e surreale di Fulvio Di Piazza ed ai paesaggi fantascientifici di Paolo Consorti; sino agli scorci di metropoli industriali di Marco Verrelli, Mauro Reggio e Andrea Di Marco. Ed ancora, l’energia fisica in movimento, gli atti di forza degli umanoidi di Stefania Fabrizi ne "La Risalita" e la "Fantasia al potere" dipinta da Daniele Galliano; dall’irridente Laboratorio Saccardi con "I fiori del mare" al King Kong di Federico Solmi, che distrugge un mondo popolato di fast food, sesso e gioco d’azzardo. Quello stesso richiamato da Francesco De Grandi nel suo "Mac Poor".
Meravigliosi ed inquietanti, all’unisono, il "Volto" inumano di Federico Lombardo, monito alla manipolazione biologica, e il collage di Andrea Mastrovito, che ritrae una scena di guerra sulla quale campeggia la scritta: "These are the pale deaths which men miscall their lives: so to live is to die". Sembra quasi una icona della guerra la "madre" di Stefania Pignatelli Aragona, una icona arabo-bizantina, lo sguardo rivolto verso l’alto, intorno al volto file di chiodi, quasi una corona di spine. L’ombra del conflitto torna in "Tre di tre" di Alessandro Scarabello, un flash in cui si incrociano individui appartenenti a culture apparentemente inconciliabili.
Vorremmo poter citare tutte le opere e i loro artisti, perché davvero ne vale la pena, ma lasciamo a chi vorrà visitare sabato prossimo la Collezione il gusto di scoprire le tante opere di Experimenta.
La "nuova creatura" della Farnesina, l’ha definita Maurizio Calvesi, nella quale convivono, senza prevalere l’una sull’altra, e si alimentano vicendevolmente tecniche nuove e tradizione, pittura e video-arte, offrendo al visitatore un "panorama rassicurante sui prossimi sviluppi dell’arte", che non vive più in "bellicosa ostilità" con il passato, come fu sino agli anni Ottanta del secolo scorso per le avanguardie, bensì lo recupera e rivisita, riproponendolo attraverso nuove forme e strumenti. La raccolta - che come la precedente si basa sullo strumento del comodato d’uso - "offre un repertorio d’eccellenza, nel quale scrutare alla ricerca di quei segnali che sicuramente l’arte, attraverso i suoi migliori esponenti, sta lanciando in questo tempo, nel perseguire una sua rinnovata ragion d’essere anche pratica e sociale, al di là di quella radicata e ineliminabile ragion d’essere che l’arte ha in se stessa", far parlare lo spirito. (raffaella aronica\aise)

lunedì 30 giugno 2008

All’attacco la lobby di Goethe

Export culturale
di Alessandro Melazzini

Il Sole 24 ore, 29 giugno 2008
Goethe Institut, il peggio è passato. Dopo un periodo d'instabilità causa ristrettezze economiche l'istituto per la promozione della lingua e della cultura tedesca torna ora a dispiegare tutto il "soft power" di cui la Germania è capace. Una rinascita che è merito della riforma strutturale innescata dalla caduta del Muro quando la politica culturale della Repubblica Federale ha progressivamente spostato la propria attenzione verso i Paesi dell'Est, chiudendo - non senza dolori e polemiche - varie sedi europee per favorire nuovi uffici in Asia, compreso uno nella misteriosa capitale della Corea del Nord. E per il futuro sono in programma nuove aperture in Cina, Russia e Africa.
Fondato nel 1951 a Monaco di Baviera il Goethe Institut è un'associazione dotata di larga autonomia sebbene risponda al ministero degli Esteri. I suoi 3.000 dipendenti sono dislocati in 147 sedi e 83 Nazioni e amministrano quest'anno un budget di 285 milioni di euro. Corsi ed esami di lingua tedesca, diversamente da quanto accade per la diffusione dell'italiano a opera dei nostri Istituti di Cultura, costituiscono una parte fondamentale dell'attività del Goethe, sistematicamente svolta dal personale insegnante interno all'istituto e in grado di fruttare nel 2008 circa 85 milioni di euro.
«Il Goethe Institut ha svolto un ruolo importantissimo nel dopo-guerra per ricostruire l'identità culturale tedesca e "disinnescarla" dal passato nazista». Ce lo spiega Gian Enrico Rusconi, direttore dell'Istituto storico italogermanico di Trento-Fondazione Bruno Kessler e vincitore nel1997 della Goethe-Medaille, assegnata dall'istituto a quelle personalità straniere distintesi per aver arricchito la cultura tedesca e favorito lo scambio internazionale. «Non che il Goethe sia buono e i nostri Istituti Italiani di Cultura cattivi, ma certo la prospettiva è diversa. Dietro al primo c'è una grande programmazione, gli Iic invece sembrano lasciati all'improvvisazione di bravi funzionari che vivono di riflesso, adagiandosi sulla grande tradizione culturale: Leonardo, Michelangelo, la cultura neorealista e la cucina italiana, mentre al Goethe hanno sempre lavorato molto sui temi storiografici, favorendo nel corso degli anni dibattiti e discussioni di altissimo livello. Ma questo paradossalmente dipende anche dal fatto che quello italiano è un passato fin troppo vendibile sul piano artistico. Senza contare la cronica mancanza di risorse degli Istituti italiani di cultura all'estero». .
Problemi lontani da quelli del Goethe, che sebbene sia reduce da una cura dimagrante non ha mai mancato di promuovere e finanziare le traduzioni dal tedesco, nonché di ospitare ogni anno in Germania centinaia di artisti e intellettuali stranieri Perché quella del Goethe è una vera politica di lobby culturale, e l'istituto in certe sedi, come in India, annovera tra i dipendenti chi si occupa di controllare l'introduzione del tedesco nelle scuole locali.
«Sono arrivato in un momento particolarmente favorevole» afferma il neo-presidente Klaus-Dieter Lehmann, a cui si deve la digitalizzazione delle biblioteche di Lipsia e Francoforte e la fioritura museale di Berlino. Dal momento che «sono state fatte le necessarie riforme e sono aumentati i finanziamenti, regna un clima di euforia. Ora non dobbiamo più risparmiare bensì possiamo finalmente dedicarci al nostro lavoro programmatico, impegnandoci per la lingua tedesca. Perché la lingua non è solamente uno strumento, ma rappresenta un portatore di cultura di primo rango». Anche per questo uno degli obiettivi della nuova direzione è quello di costruire una grande rete globale tra i Goethe, le scuole tedesche all'estero e altre istituzioni culturali promotrici della lingua e cultura tedesca nel mondo. E con il neonato Dipartimento di strategia e valutazione l'istituto si propone inoltre di vagliare l'efficienza e la sostenibilità dei programmi culturali.
Tra i territori in cui il Goethe Institut ha lavorato con più intensità figura certamente l'Italia, dove è presente dal 1954. Negli anni scorsi si era diffusa la preoccupazione che i tagli portassero alla chiusura di una delle sette sedi presenti nel Belpaese, ma adesso da Monaco giungono buone notizie. Niente panico, nessuna chiusura. La rete rimarrà intatta e il lavoro continua, affinché i Goethe possano continuare il loro viaggio in Italia.
alessandro@melazzini.com

venerdì 27 giugno 2008

Meno istituti all’estero, più cultura

Proposte: il Direttore di New York chiede maggiori fondi. E una riforma basata sull’efficienza.

Renato Miracco: meglio tagliare le sedi inutili in Francia, Inghilterra e Spagna

dal nostro corrispondente Alessandra Farkas

Corriere della Sera, 27 giugno 2008
NEW YORK - È arrivato a New York lo scorso dicembre, la valigia piena di progetti e buone intenzioni, dopo una carriera di curatore di mostre d'arte italiana tra Otto e Novecento in luoghi quali la Tate Modem di Londra, il museo Reina Sofia di Madrid e la Camera dei Deputati a Roma. Sei mesi più tardi, il direttore di chiara fama dell'Istituto Italiano di Cultura di New York Renato Miracco è come un medico volenteroso ma frustrato davanti all'impossibile compito di curare in poche ore un malato cronico.
«Il mio mandato quadriennale è inadeguato», spiega il 55enne Miracco, «in una nazione dove la programmazione museale si fa con sei o più anni d'anticipo». Miracco si è ritrovato a fare i conti con i problemi cronici che affliggono gli istituti italiani di cultura all'estero: «Inadeguatezza di strutture obsolete, autoreferenzialità, nepotismo e mancanza di fondi».
Avrebbe voluto co-sponsorizzare mostre quali Art of the Royal Court: Treasures in Pietre Dure from the Palaces of Europe e Art and Love in Renaissance Italy, entrambe al Metropolitan Museum. Invece si è dovuto accontentare di allestire mini conferenze «a corredo». «II mio istituto riceve in tutto 500.000 euro l'anno: uno dei contributi più alti, ma briciole se paragonati agli 8 milioni di euro annui della Spagna e ai 1,5 milioni della Francia. Persino il centro culturale ceco ne ha 700.000 e il rumeno oltre 500.000 euro. Un raffronto imbarazzante se si pensa che il nostro patrimonio artistico rappresenta il 68% di quello mondiale».
Se non bastasse l'Italia ha drasticamente ridotto ìl numero dei suoi funzionari all'estero: dei 250 in servizio nel 1990, ne restano 200. «Oggi un italiano deve fare, male, ciò che due francesi o tedeschi hanno la possibilità di fare molto bene». Poi c'è il dramma degli «sprechi». «Germania e Francia chiudono in continuazione le sedi passive dei Goethe-Institut e delle Alliance Française, per finalizzare meglio le risorse e riaprire là dove la cultura ha bisogno di più sostegno».
L'Italia dovrebbe fare lo stesso? «Certo. Che senso ha un istituto italiano di cultura a Marsiglia o a Lille? Degli attuali 90 istituti ne salverei una quarantina. Li chiuderei soprattutto in Francia, Inghilterra e Spagna dove la gestione annuale costa più dello stanziamento ricevuto dallo Stato: 20-30 mila euro al mese per ogni istituto. Ne inaugurerei di nuovi in Cina, India e nei Paesi arabi».
Un altro dilemma riguarda le regioni. «In America ci presentiamo quasi sempre come città o regione, mai come Italia», incalza Miracco. «Questa lotta fratricida invece di rafforzare la nostra immagine la indebolisce. La Francia - precisa - non sognerebbe mai di presentarsi come Alsazia o Lorena». Míracco concorda con il ministro degli Esteri Franco Frattini circa la «necessità di una riforma». «Non con tempi biblici ma sporcandosi subito le mani», precisa, lanciando la proposta di «una commissione interdisciplinare tra i due ministeri, Beni Culturali ed Esteri: dieci membri con esperienza internazionale per cambiare tutto subito».
Una ricetta per migliorare le cose lui a dire il vero già ce l'avrebbe. «Per invogliare i privati ad aprire il portafoglio, propongo di dedicare spazi al nome dello sponsor». Un compito non certo facile. «Se chiedi aiuto ad Armani o Valentino, quelli preferiscono organizzarsi eventi da soli. Per l'atavica, istintiva ostilità verso lo Stato borbonico. Comunque è il pubblico che deve gestire il privato e non viceversa, altrimenti finiamo in balia del nouveau riche di turno».
Oltre alla totale autonomia degli istituti (con la possibilità di cambiare personale e assumerne di nuovo) Miracco punta alla creazione di un « board of advisors», scelti tra i curatori e direttori di musei americani, che possa aiutare l'istituto a inserirsi nel tessuto culturale americano. «Serve anche una fonazione per promuovere e sostenere finanziariamente la nuova eccellenza italiana, lontano dai vecchi modelli italo-americani».
L'istituto dovrebbe promuovere la cultura di pari passo con le istituzioni Usa. Come accadrà per la prossima mostra di Giorgio Morandi al Met, allestita in sinergia con le rassegne di disegni e acquerelli del grande artista presso l’Istituto e di sue incisioni alla Zerilli-Marimò. «Per tre mesi l'America parlerà solo dellTtalia», profetizza Miracco. Ma la sua riforma più ambiziosa riguarda il Premio New York, istituito dal ministero degli Esteri insieme all’Italian Academy. Il nuovo bando di concorso sarà emesso entro l'ottobre 2008 sul sito del ministero degli Esteri e dell'istituto e i vincitori decisi a partire dal gennaio 2009. «Vorrei creare una giuria prevalentemente americana che premi gli artisti più meritori, permettendo loro di stare a New York per 6 mesì».
Miracco ha già cominciato a scrivere un instant book: «la mappatura dei tantissimi artisti italiani re-sidenti a New York. Avere una loro traccia è doveroso e potrà costituire una base futura per galleristi, curatori e musei», dice. Al recupero della memoria e del passato ci penseranno invece i «quaderni di arte e letteratura», che raccolgono le interviste rilasciate in mezzo secolo di istituto da letterati, studiosi e artisti italiani quali Eco, Bassani, Calvino, Sifone e Pasolini.